brunitura

sf. [da brunire]. Trattamento di finitura superficiale eseguito su pezzi lavorati di ferro, acciaio, ottone, bronzo, argento allo scopo di migliorarne le caratteristiche estetiche (ombreggiatura, colorazione) e di resistenza alla corrosione atmosferica. È un'operazione di metallocromia detta spesso, impropriamente, burnitura. I trattamenti possono essere eseguiti per semplice riscaldamento, ma più comunemente per trattamento di immersione (brunitura chimica) o per trattamento galvanico (brunitura elettrochimica) in bagni diversi. Le soluzioni per la brunitura chimica sono molto numerose e variano col materiale metallico da trattare; in generale contengono sali del materiale metallico stesso, per esempio sali di ferro, mercurio, antimonio, rame, e inoltre composti contenenti zolfo, per esempio polisolfuri o tiosolfuri. Si realizza così una grande varietà di ombreggiature di colori. I risultati comunque dipendono molto, piuttosto che dalla particolare tecnica utilizzata, dalle capacità personali dell'operatore e anche dalla composizione chimica del materiale metallico trattato. Alcune bruniture chimiche sono ampiamente adottate per le loro proprietà di buon ancoraggio delle pitture e vernici, specialmente quando queste ultime devono venire successivamente ricotte. Tra questi trattamenti riveste un'importanza particolare quello di fosfatizzazione. Nelle armi da fuoco, la brunitura ha lo scopo di proteggere l'acciaio dall'ossidazione e di evitare la formazione di riflessi. Il trattamento tradizionale, oggi usato raramente, veniva fatto a mano per tamponatura a caldo con soluzioni mercuriche, ossidazione all'aria e smerigliatura, ripetendo nell'ordine queste operazioni per diverse volte; nella produzione di serie sono adottati trattamenti rapidi per immersione, che però non danno risultati molto soddisfacenti.

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