brefotròfio

sm. [sec. XIX; dal greco brephotrophêion, da bréphos, neonato+tréphō, nutrire]. Istituto assistenziale per l'allevamento e l'assistenza degli illegittimi abbandonati, regolato da leggi dello Stato. L'assistenza all'infanzia abbandonata veniva svolta, nell'Alto Medioevo, da comunità monastiche, in particolare dopo l'istituzione, da parte del pontefice Innocenzo III (1198-1216), della cosiddetta “ruota degli esposti”, congegno per mezzo del quale la persona che voleva consegnare al convento il bambino indesiderato era in grado di farlo mantenendo l'anonimato (la ruota fu abolita in Italia con il R.D. 16 dicembre 1923). Dal sec. XVII furono istituiti organismi preposti a tale assistenza, specie in seguito alla predicazione e all'azione di Vincenzo de' Paoli, il quale fondò a Parigi nel 1638 la Maison de la couche. I brefotrofi venivano chiamati Istituti per l'assistenza all'infanzia o Istituti provinciali per l'infanzia e si trovavano in ogni capoluogo di provincia. Attività assistenziali a favore degli illegittimi (legge 8 giugno 1942, n. 826) venivano anche svolte dall'Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI) e da altri Istituti autonomi; con la legge 23 dicembre 1975, n. 698, l'ONMI è stata soppressa e le sue attribuzioni sono state devolute alle Regioni a statuto ordinario o speciale. La legge 28 marzo 2001, n. 149, ha stabilito che entro il 31 dicembre 2006 brefotrofi e orfanotrofi scomparissero, a favore della creazione di strutture più piccole e accoglienti (le cosiddette case famiglia o case alloggio).

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