bāmāh
(ebraico, altura), luogo di culto eretto su colline naturali o artificiali. Di origine cananea e risalente al periodo neolitico, la bāmāh era formata in genere da uno spiazzo di ca. 30 m², con una caverna usata come adytum della divinità; sullo spiazzo si ergevano gigantesche stele (simboli fallici, quindi della vita), che portavano alla sommità degli incavi (forse per accogliere le libazioni e il sangue delle vittime) e circondavano una stele più piccola (in pietra o solo un ramo o un palo, stilizzazione del boschetto che simboleggiava l'āshērāh, il principio femminile). Vi erano inoltre fosse, dove venivano raccolti i resti delle vittime, e serbatoi d'acqua. Il tutto era cintato dall'hērem, che conferiva carattere di sacralità al luogo. La Bibbia (I Re 3, 2-5; I Paralipomeni 12,31) ci parla di bāmāh yahweistiche: esse sorgevano sui luoghi consacrati da teofanie o dalla presenza del tabernacolo mosaico. Scomparvero con l'accentramento del culto nel tempio di Gerusalemme.