architettura navale
Indicescienza che tratta lo studio della nave dal punto di vista geometrico e meccanico, considerandola nel suo insieme come un corpo di forma data, galleggiante e propulso nell'acqua, tranquilla o agitata, in condizioni normali o di avaria. "Per l'architettura navale vedi schema al lemma del 2° volume." "Per l'architettura navale vedi lo schema a pg. 364 del 2° volume." L'architettura navale studia la forma e le dimensioni della nave, la sua resistenza all'avanzamento, le sue qualità nautiche, i tipi di propulsione, ecc.; i problemi che da ciò derivano vengono risolti basandosi sulle leggi della meccanica, dell'idrodinamica e dell'idrostatica. Le leggi essenziali sull'equilibrio dei corpi immersi nei liquidi furono individuate già nel sec. III a. C. da Archimede, tuttavia solo in tempi relativamente recenti i criteri e le tecniche da applicare nel progetto e nella costruzione della nave ricevettero una formulazione organica scritta. La prima opera sistematica della quale si abbia notizia è la Nautica mediterranea di Bartolomeo Crescenzio (1607); a questa fecero seguito numerose altre opere, alcune proprio col titolo di Architettura navale. Fino al sec. XIX si indicò con architettura navale sia l'aspetto teorico (teoria della nave) sia quello costruttivo, relativo alle navi, a eccezione dell'apparato motore; oggi anche la progettazione e la realizzazione delle strutture e delle altre parti della nave vengono considerate a sé e costituiscono il settore “costruzioni navali”. L'architettura navale resta quindi identificabile solo con la teoria della nave che ne comprende la geometria, la statica e la dinamica.
G. Di Nola, A. Parilli, Elementi di architettura navale, vol. I, Livorno, 1941; vol. II, 1952; A. Di Bella, Dinamica della Nave, vol. I, La Resistenza al Moto, Genova, 1951; M. Gleijeses, Architettura Navale, Geometria e Statica delle navi, 2 voll., Napoli, 1956; G. Ferro, Costruzioni marittime, Padova, 1970; A. Somma, Architettura navale, Padova, 1972.