antipirètico
agg. e sm. (pl. m. -ci) [anti-2+piretico]. Farmaco che combatte la febbre, cioè l'innalzamento patologico della temperatura corporea. È detto perciò anche febbrifugo e antitermico. L'attività dei farmaci antipiretici è di tipo sintomatico, poiché si esprime non sui fattori patogenetici responsabili della febbre bensì nei confronti dei vari meccanismi fisiologici che negli animali omeotermi sono deputati a mantenere costante la temperatura dell'organismo (azione antipiretica). Un gruppo di antipiretici, comprendente la chinina e i suoi derivati, agisce inibendo la produzione di calore da parte dei tessuti attraverso il blocco dei processi ossidativi cellulari. Più frequentemente l'azione antipiretica (antipiresi) è ottenibile con sostanze che aumentano la dispersione del calore mediante vasodilatazione periferica, aumento della sudorazione e della ventilazione polmonare. Tali fenomeni di compensazione sono in genere secondari a un meccanismo centrale, costituito dalla normalizzazione funzionale dei centri nervosi termoregolatori situati nell'ipotalamo. Agiscono con tale modalità vari antipiretici derivati dell'anilina (acetanilide), i derivati fenetidinici (fenacetina) e isopirazolonici (antipirina, piramidone, fenilbutazone), i salicilici, quali l'acido acetilsalicilico, la salicilammide e l'acido gentisico.