antiattìnico
agg. e sm. (pl. m. -ci) [anti-2+attinico]. Sostanza che protegge l'organismo dagli effetti delle radiazioni solari. Tra gli antiattinici (detti anche fotoprotettori o antisolari) più largamente usati nell'industria cosmetica vanno ricordate alcune polveri (talco, caolino, ossidi di magnesio e di zinco) le quali, applicate sulla cute, riflettono o disperdono le radiazioni luminose e ultraviolette. Con differente meccanismo agiscono gli acidi grassi, gli oli vegetali, il sebo, l'acido o-amminobenzoico, il metilumbelliferone. Tali composti assorbono le radiazioni eritematogene (ultraviolette), mentre lasciano passare le radiazioni luminose, comprese quelle pigmentanti; sono perciò detti anche filtri solari. Molto usati sono inoltre gli antiattinici che rafforzano le difese naturali della pelle alle radiazioni. Tra questi si ricordano: i farmaci cheratoplastici (zolfo, ittiolo, resorcina), che, favorendo la cheratinizzazione, aumentano lo spessore dello strato corneo cutaneo; gli abbronzanti, che stimolano la pigmentazione melanica ed esaltano la resistenza cutanea ai raggi ultravioletti (salicilato e antranilato di mentile). È infine diffuso l'impiego dei cosiddetti pseudoabbronzanti, tra cui il diidrossiacetone. Tale sostanza, incolore, si lega con i gruppi amminici della cheratina cutanea impartendole una colorazione brunastra. Tale processo è utile soltanto a fini estetici in quanto determina una scarsa fotoprotezione.