anchilostomìasi
IndicePatologia
sf. [sec. XIX; dal genere Ancylostoma+-iasi]. Malattia parassitaria detta anche anemia dei minatori, dei mattonai, degli ortolani, del San Gottardo, dovuta all'infestazione di due tipi di Nematodi: l'Ancylostoma duodenale, diffuso in Europa, e il Necator americanus, diffuso soprattutto in America. Le feci umane sono l'unica fonte di inquinamento del terreno. Un individuo fortemente infestato può eliminare 2-5 milioni di uova al giorno. Diffuso in campagna, nelle miniere, per mancanza dei servizi igienici, quando gli orti venivano concimati con feci umane. Nel terreno avviene la schiusa delle uova, favorita dal terreno umido e caldo, ricchi di humus. Originano le larve rabditoidi che dopo la seconda muta si trasformano in larve strongiloidi che rappresentano lo stadio infestante. Esse compaiono nel terreno contaminato dopo una settimana a 25°C. L'infestazione avviene camminando a piedi nudi o toccando il terreno con le mani, le larve penetrano nella cute e migrano successivamente con il sangue al cuore destro e ai polmoni. Dai capillari polmonari le larve penetrano negli alveoli polmonari e nei bronchioli. L'epitelio cliliato dei bronchi e della trachea le trasporta in alto e arrivate al retrobocca sono deglutite con la saliva e raggiungono l'intestino tenue. Entro tre-sei giorni dall'infestazione le larve mutano una terza volta fissandosi ai villi intestinali in corrispondenza delle arteriole succhiandone il sangue e causandone una perdita importante in relazione al numero dei parassiti presenti ed alle condizioni generali dell'ospite. Dopo 5-6 settimane dall'infestazione, nelle feci dei pazienti si notano le prime uova. In assenza di reinfestazioni, l'intestino impiega 8-10 anni per liberarsi di tutti gli anchilostomi I sintomi più importantidella malattia sono l'anemia progressiva e l'iposideremia per la perdita di sangue, che è aggravata ulteriormente dall'inibizione dell'assorbimento di acido folico provocata dai parassiti.In Italia ancora oggi sono presenti sporadici focolai in Calabria, Sicilia, Campania e in Veneto. La profilassi dell'anchilostomiasi si basa sull'isolamento dei malati e sull'arresto della diffusione delle uova del parassita con la bonifica del terreno infestato per mezzo di sostanze nocive alle uova e alle larve (cloruro di calcio ecc.). La terapia è basata su farmaci chemioterapici, come il mebendazolo e il flubendazolo, e sulla somministrazione di ferro. L'anchilostomiasi è diffusa in tutto il mondo, in particolare nei Paesi caldi e umidi; in Italia è riconosciuta come malattia professionale.
Veterinaria
Con il nome di anchilostomiasi canina si intende una delle più comuni malattie parassitarie del cane e di altri carnivori selvatici, sostenuta da due nematodi ematofagi: e Uncinaria stenocephala. Le uova del parassita, deposte dagli adulti che vivono nel lume intestinale, vengono eliminate con le feci; le larve che ne derivano infestano il nuovo ospite per via transcutanea o, secondariamente, per via orale. Esiste inoltre la possibilità di passaggio delle larve per via transplacentare e transmammaria. La sintomatologia è caratterizzata da disturbi enterici, diarrea nerastra, astenia e anemia anche grave. La diagnosi è basata sul reperimento delle caratteristiche uova nelle feci attraverso l'esame coprologico, la terapia è basata sul trattamento con antielmintici, ricostituenti e antianemici. Alla stessa famiglia dell'Ancylostoma caninum e dell'Uncinaria stenocephala appartengono il Bunostomum trigonocephalum e il Bunostomum phlebotomum, parassiti il primo di ovini e caprini, il secondo dei bovini.