Watergate

complesso residenziale sito a Washington, dal quale prende nome il più grave scandalo della storia americana, concluso con le dimissioni del presidente R. Nixon. Il fatto che dette origine a tutta la vicenda era, in sé, di ben modesto rilievo: l'effrazione compiuta il 17 giugno 1972 da cinque individui, colti sul fatto, nei locali del “quartier generale” del Partito democratico, avente sede appunto nel Watergate. Era in corso la campagna elettorale per la presidenza e un simile tentativo sarebbe passato per un episodio minore, se non si fosse ben presto accertato che dietro i cinque (i cosiddetti “idraulici”) stavano personalità del Comitato per la rielezione del presidente Nixon, a cominciare da J. N. Mitchell, già attorney general e presidente del Comitato stesso. Lo scandalo entrò poi nella Casa Bianca, con il coinvolgimento di funzionari minori del gruppo degli assistenti presidenziali; alcuni di questi vennero condannati, mentre Nixon venne rieletto. Lo scandalo tuttavia non si arrestò, anzi si estese fino a raggiungere i maggiori e più diretti consiglieri del presidente (H. R. Haldeman, J. Ehrlichman, J. Dean e altri), il quale si trovò a esserne progressivamente risucchiato. Il caso Watergate fu affrontato da diverse parti, a opera della magistratura, della stampa (celebre la campagna di due giornalisti del Washington Post, C. Bernstein e B. Woodward), dell'opinione pubblica in genere. Si arrivò infine all'avvio della procedura per l'impeachment del presidente, davanti alla Commissione di Giustizia della Camera, che a maggioranza si pronunziò contro Nixon; questi, per evitare di essere trascinato in giudizio, l'8 agosto 1974 presentò le proprie dimissioni (effettive il 9) e fu il primo presidente della storia americana a compiere questo passo.

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