Viridiana
film spagnolo (1961) di Luis Buñuel, il primo realizzato in patria dal regista esule (dopo il lontano documentario Las Hurdes); vinse la Palma d'oro a Cannes ma fu sconfessato dal regime franchista. Il nome della protagonista (interpretata da Silvia Pissal) è quello di una santa che l'autore trovò in una cronaca medievale. Il film traccia la parabola di una “santa” contemporanea che, mettendo in pratica, tra le virtù teologali, soprattutto la carità, finisce disfatta e peccatrice. La morale della storia è che la carità stessa è immorale: i mendicanti si rivoltano come i pitocchi del romanzo picaresco, e, in una società costruita all'ombra del clero, della polizia e della dittatura, è inutile liberare un solo cane dalla catena (come un fulmineo episodio sottolinea con la forza di un apologo), quando a penare sotto il giogo dei sedicenti “cristiani” sono tanti altri “cani”. Ma la lettura in chiave politica non esaurisce certo la complessità e la ricchezza di un'opera che nel suo ironico nitore lascia balenare zone d'ombra dell'intero essere umano.