Valduga, Patrìzia
poetessa italiana (Castelfranco Veneto, Treviso, 1953). Ha esordito nel 1982 con la raccolta di versi Medicamenta, nella quale già emerge la predilezione per una poesia di forte intensità espressiva e per il recupero dei metri tradizionali, sperimentati nella vasta gamma delle loro potenzialità: oltre ai sonetti di questa prima prova rientrano in tale prospettiva le terzine dantesche del successivo volume La tentazione (1985), le sestine di Medicamenta e altri medicamenta (1989), le sequenze di endecasillabi a rima baciata di Donna di dolori (1991) e le ottave di endecasillabi di Requiem per mio padre morto il 2 dicembre 1991 (1994). Nel monologo Corsia degli incurabili (1996; messo in scena da Gianfranco Varetto nel 1997) è ancora un genere poetico antico, il serventese, a trasmettere il messaggio dell'autrice, che parla per bocca di un malato costretto all'immobilità in una stanza d'ospedale. Nel 1999 pubblica Prima antologia, in cui abbina i due testi già citati Donna di colori e Corsia degli incurabili a un terzo inedito, Carteggio, uno scambio epistolare immaginario tra una donna e il suo "poeta incognito". Nel 2002 ha pubblicato Requiem, a cui sono seguiti nel 2003 Manfred e nel 2004 Lezione d'amore. Più recentemente ha pubblicato Italiani imparate italiano (2010), Il libro delle laudi (2012), Poesie erotiche (2018), Belluno- Andantino e grande fuga (2019). La Valduga ha inoltre tradotto Canzoni e sonetti di J. Donne (1985), un'ampia scelta delle Poesie di S. Mallarmé (1991) e Il cimitero marino di P. Valéry (1995), oltre a testi teatrali di Molière, L. F. Céline, J. Cocteau e T. Kantor.