Tanner, Alain
regista cinematografico svizzero (Ginevra 1929-2022). Dopo una serie di esperienze di free cinema (il cortometraggioNice Time, 1957; Divertimento), di documentario culturale (Ramuz, passage d'un poète, 1961; Une ville à Chandigarh, 1966; Una città a Chandigarh) e di cinéma direct (il lungometraggioLes apprentis, 1964; Gli apprendisti), trovò il proprio stile con Charles mort ou vif (1967; Charles morto o vivo), parabola di un industriale che abbandona tutto per verificare un “folle” progetto anarchico; il film vinse il festival di Locarno, facendo conoscere all'estero Tanner e il cinema elvetico. Con il successivo La salamandre (1971; La salamandra), un film a soggetto condotto alla maniera del film-inchiesta e sceneggiato con lo scrittore inglese J. Berger (suo collaboratore anche in futuro), Tanner ottenne rinomanza internazionale. Dopo un film di trapasso, Le retour d'Afrique (1973; Il ritorno dall'Africa), realizzò Le milieu du monde (1974; Il centro del mondo), Jonas qui aura 25 ans en l'an 2000 (1976; Jonas che avrà 20 anni nel 2000), Messidor (1978), Les années lumière (1981; Gli anni luce), Dans la ville blanche (1982; Nella città bianca), La vallée fantôme (1987; La valle fantasma), Une flamme dans mon cœur (1987; Una fiamma nel mio cuore), La femme de Rose Hill (1989; La ragazza di Rose Hill). Del 1991 è L'homme qui a perdu son ombre (L'uomo che ha perduto la sua ombra) e del 1996 Fourbi (Baraonda), film presentato al Festival di Cannes, in cui viene recuperato il personaggio di Rosemonde di La salamandre per condannare lo sfruttamento televisivo delle disgrazie umane, sistematicamente trasformate in spettacolo. Del 1998 è Requiem, tratto dall'omonimo romanzo di A. Tabucchi, e del 1999 Jonas et Lila, à demain, seguito di Jonas qui aura 25 ans en l'an 2000.