Tadini, Emìlio
pittore e scrittore italiano (Milano 1927-2002). Autore poliedrico e sostenitore di una necessaria ricerca globale, si distingue immediatamente tra le voci più vive e originali del dibattito culturale del dopoguerra. All'attività critica e letteraria, affianca dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso quella pittorica. Artista e teorico d'arte si è espresso con una pittura basata su colori freddi e su un uso molto controllato della linea. Il suo stile si situa nell'ambito della figurazione, ma non è esente da influssi surrealisti e pop: le immagini sono infatti tratte dal mondo oggettuale e registrate con un certo distacco, ma si legano sulla tela secondo rapporti fantastici e irreali. Nella sua opera pittorica, ordinata in cicli tematici e per certi aspetti ricollegabile alla pop art, inglese, meno nota, ma più complessa e raffinata della corrispondente americana; elementi letterari, oggetti quotidiani, sogni e personaggi si intrecciano sottolineando con sottile ironia la contemporaneità degli avvenimenti. Numerose le personali tenute da Tadini a partire dagli anni Settanta. Vanno ricordate le partecipazioni alla Biennale di Venezia nel 1978 e nel 1982. Dell'opera di Tadini come scrittore, si ricordano il poemetto d'esordio La passione secondo Matteo (1948), sulla rivista Il Politecnico di E. Vittorini, il romanzo storico-fantastico Le armi l'amore (1963), i romanzi L'opera (1980), La lunga notte (1987), L’occhio della pittura (1995), La tempesta (1993), che ha avuto anche una versione teatrale. Ha scritto inoltre L'insieme della cose (1991) e il saggio Sulla distanza (1998). Nel 1997 è andato in scena a Milano La deposizione, monologo e autodifesa di una donna di fronte ai giudici di un immaginario tribunale: un forte atto d'accusa verso una società incapace d'ascolto, un continuo interrogarsi sulle contraddizioni e le violenze segrete che segnano il nostro tempo. Nell'ottobre 2002 è stato pubblicato postumo il suo ultimo romanzo, intitolato Eccetera.