Spèttri
(Gengangere), dramma in 3 atti di H. Ibsen pubblicato nel 1881. Svolge il tema, tipicamente ibseniano, del dissidio tra la necessità di una libera realizzazione della vita e la colpevole acquiescenza a regole di comportamento dettate dalle convenzioni sociali. Il titolo ha un doppio significato e indica sia che il passato si ripete e che le colpe dei padri ricadono sui figli, sia che le idee, le abitudini e i pregiudizi dei morti non abbandonano il mondo, ma si nascondono e giocano nel cuore dei vivi. Ed è con questi morti intorno a lei e in lei che la signora Alving, la protagonista, vedova di un uomo rispettabile nella facciata ma intimamente dissoluto, al quale ha sacrificato l'uomo veramente amato, combatte la sua battaglia e proprio quando crede di averla vinta e di essersi liberata dai fantasmi, tutto le crolla intorno. Di fronte alla morte del figlio, al quale il padre ha trasmesso la lue, capisce di essere stata tragicamente punita per aver accettato una vita coniugale basata sulla menzogna e sulle convenienze. Il dramma fu allestito per la prima volta, in norvegese, da un gruppo di filodrammatici all'Aurora Turnet Hall di Chicago il 20 maggio 1882. All'anno successivo risalgono le prime rappresentazioni nelle maggiori città scandinave, tutte in teatri d'importanza secondaria. La grande fortuna europea del testo inizia nel 1886 con la messinscena dei Meininger e prosegue con quelle di A. Antoine al Théâtre-Libre di Parigi (1890), di O. Brahm alla Freie Bühne di Berlino (1889), di J. T. Grein all'Indipendent Theatre di Londra (1891) e di M. Reinhardt ai Kammerspiele del Deutsches Theater (1906). In Italia la prima rappresentazione risale al 1892: Osvaldo era interpretato da E. Zacconi, che ne fece uno dei suoi cavalli di battaglia andando oltre le intenzioni stesse dell'autore. Più fedele a Ibsen fu l'edizione di E. Duse con M. Benassi (1922). Successivamente la signora Alving è stata impersonata da A. Proclemer e da L. Brignone.