Siktanc, Karel
poeta ceco (Hrebec 1928). Superato il facile ottimismo politico degli esordi (A te, vita!, 1951) e avvicinatosi, a metà degli anni Cinquanta, ai poeti del gruppo Maggio, che lavoravano a uno snellimento e a una maggiore concretezza della lingua poetica (ne sono testimonianza le raccolte Risacca, 1956, e Sete, 1959), la sua scrittura – dalla propensione narrativa sempre sostenuta da un linguaggio denso e da un rigoroso senso ritmico – si caratterizza per il tono tragico, tramato di civile risentimento (Le notti di Heine, 1960; Patetica, 1961; La defunta morte, 1963), e per la tendenza a strutturare le poesie in cicli (Pozzo artesiano, 1964; Esorcismi dei vivi, 1966; Una città di nome Praga, 1966). Tale tendenza si accentuerà dopo il 1969, quando la sua intransigenza politica è punita con una censura editoriale che lo obbliga a una circolazione manoscritta e a venir pubblicato solo all'estero. Nasceranno allora le sue raccolte forse più belle, dalle cadenze dolorose, quasi da oratorio, e una spiccata inclinazione dialogica: L’orologio boemo (1973, uscirà nel 1980 in Germania), La danza della morte (1975, uscirà nel 1992), cui seguiranno Non mangiare il tuo cuore (1988, ma pubblicato nel 1994) e Gli occhi degli annegati (1991), mentre i toni sembrano infine stemperarsi nei versi riuniti in L’isola Braccaggio (1991) e Il castello Kost (1995).