Signorìni, Telèmaco
Indicepittore italiano (Firenze 1835-1901). Dopo aver frequentato l'Accademia fiorentina, dove insegnava suo padre Giovanni, nel 1855 si unì ai macchiaioli e fu tra i primissimi, insieme a O. Borrani, a dipingere la natura dal vero. Proclamatore entusiasta delle idee di P.-J. Proudhon, divenne ben presto l'animatore polemico e vivacissimo del Caffè Michelangelo, dando prova di vasta cultura e acuta intelligenza, alle quali tuttavia non sempre corrispose un altrettanto sicuro istinto pittorico; mutevoli appaiono pertanto gli orientamenti assunti dalla sua ricerca artistica, e assai ineguali i risultati. Dopo aver eseguito grandi composizioni di battaglie (L'artiglieria toscana a Montechiaro, Carica di zuavi), abbandonò questo genere di pittura e con C. Banti e V. Cabianca si recò a La Spezia, dove lavorò dal vero, portando la macchia a una quasi eccessiva violenza di chiaroscuro. Nel 1861, a Parigi, conobbe J.-B. Corot e C. Troyon e si entusiasmò per G. Courbet; nel 1862 si trattenne con altri macchiaioli a Castiglioncello, ospite di Diego Martelli, e diede vita alla Scuola di Pergentina. Contemporaneamente affrontò anche temi realistico-sociali (La sala delle agitate, 1865, Venezia, Galleria d'Arte Moderna-Ca' Pesaro). Di nuovo a Parigi nel 1873 e 1877, conobbe E. Degas e ne subì l'influsso come dimostrano certe tele, fra cui La toletta del mattino (Milano, collezione privata) che risente del grande maestro nella partitura spaziale dell'interno, anche se pare staccarsene nelle frequenti notazioni di sapore descrittivo. Complessivamente la sua opera pittorica toccò le punte più alte allorché fu guidata dall'esatta e puntuale osservazione del vero, mentre decadde ogni volta che Signorìni si cimentò in composizioni ambiziose e complesse. I suoi dipinti più validi appaiono perciò i numerosissimi paesaggi, specialmente toscani, caratterizzati da preziosi accordi cromatici e da una luminosità sorprendente (Novembre, 1870, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; La strada alla Capponcina, 1875, Milano, collezione privata; Il ghetto di Firenze, 1883, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). Aggiornato solo esteriormente sulla rivoluzione pittorica francese, rese più asciutte e nervose le pennellate e più abbozzate le forme, ma rimase incerto tra una pittura disegnata e chiaroscurata e una pittura di tono. Raramente pervenne a una sintesi, come in certi paesaggi di Riomaggiore (Scalo della Marina a Riomaggiore, 1894, Milano, collezione privata; Riomaggiore visto dal santuario) e nei famosi Ragazzi colti nel sonno (Genova, collezione privata). Ebbe anche una vasta attività di scrittore (Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangelo, 1893; Riomaggiore, 1909) e fu acutissimo sostenitore delle idee estetiche del gruppo macchiaiolo nella Nuova Europa, nel Gazzettino delle arti del disegno e nella Rivista Europea.
Telemaco Signorini . Il ghetto di Firenze (1883; Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna).
De Agostini Picture Library/A. Dagli Orti
Bibliografia
A. Franchi, G. Fattori, S. Lega, T. Signorini, conferenze e saggi, Milano, 1953; I macchiaioli, Catalogo della mostra, Firenze, 1976; R. Monti (a cura di), Signorini e il naturalismo europeo, Roma, 1986.