Sciuscià
film italiano (1946) di V. De Sica, interpretato da F. Interlenghi e R. Smordoni, imperniato sulla storia di due lustrascarpe napoletani che dopo aver realizzato il sogno di possedere un cavallo bianco finiscono in riformatorio, dal quale evadono per andare incontro alla morte insieme col loro cavallo. L'opera, in un ritratto accorato e amaro dell'Italia più che sconfitta, sconvolta dalle atrocità della guerra, vuol mostrare la realtà di un'infanzia privata della sua primavera e resa precocemente adulta, capace tuttavia di vitalità e per questo degna di avvenire. Realizzato su soggetto di C. Zavattini, il film trovò ostacoli in patria, ma commosse gli stranieri, soprattutto gli americani, e confermò il sodalizio di due grandi artisti come De Sica e Zavattini. Questo era iniziato nel 1943 con I bambini ci guardano e portò alla realizzazione di alcune tra le più alte espressioni del cinema neorealista italiano, tra cui Ladri di biciclette (1948), a fronte del quale Sciuscià offre forse note di sensibilità umana e di rispecchiamento sociale di maggiore acutezza, per esempio le sequenze del riformatorio e gli espedienti per la sopravvivenza attuati tra l'incomprensione e l'ostilità dei grandi.