Scève, Maurice
poeta francese (Lione ca. 1501-ca. 1564). Figlio di un dottore in legge, studiò diritto nella città di Avignone dove credette di aver scoperto la tomba della Laura di F. Petrarca. Di ritorno a Lione, decise di dedicarsi alla poesia, esordendo con una composizione di circostanza nella tradizione di C. Marot in occasione della morte del Delfino, figlio di Francesco I. Con l'opera successiva, Délie, objet de la plus haute vertu (1544, Delia, oggetto della più alta virtù), raccolta di 458 componimenti amorosi di quartine erudite in chiave mistica ed ermetica, si conquistò l'ammirazione dei contemporanei e la fama di maestro della scuola lionese, intorno alla quale gravitarono i petrarchisti del tempo e due poetesse, L. Labé e Pernette du Guillet, che sembra essere la donna amata e cantata nei suoi versi. Scrisse ancora un'egloga della vita solitaria, la Saulsaye (1547), e un poema scientifico-filosofico, Le microcosme (1562). Fu venerato dai contemporanei come uno dei maggiori esponenti del tardo Rinascimento.