Ruskaja, Jia
nome d'arte della danzatrice, coreografa e maestra di danza russa Eugenia Borisenko (Kerch, Crimea, 1902-Roma 1970). Aggiornò le proprie conoscenze tecniche e teoriche nel corso di numerosi viaggi, accostandosi in Inghilterra all'estetica della Duncan, in Svizzera alla ritmica di É. Jaques-Dalcroze e in Germania al modernismo di Laban e all'espressionismo della Wigman. Giunta in Italia nel 1923, propose con grande successo danze di ispirazione duncaniana, derivate da modelli greci. Accolte con entusiasmo anche da alcuni ambienti intellettuali e presentate in seguito, insieme a nuove composizioni di ispirazione futurista, nel prestigioso Teatro degli Indipendenti di Milano diretto da A. G. Bragaglia, le danze della Ruskaja (che a Milano, nel 1928, aveva pubblicato anche un volume teorico, La danza come modo di essere) le valsero nel 1931 l'invito a dirigere la scuola di ballo del Teatro alla Scala (affiancata da E. Mazzucchelli, di solida formazione classica) dove l'artista russa rimase fino alla stagione 1933-34. Lasciata la Scala, nel 1935 la Ruskaja si trasferì a Roma, dove aprì una Regia Scuola di Danza destinata a trasformarsi successivamente in Regia Accademia e poi nell'attuale Accademia Nazionale di Danza. Al progetto della Ruskaja mancarono però, perché potesse compiersi con successo, basi tecniche sufficientemente solide e collaudate, legami organicamente fruttuosi con l'ambiente artistico nazionale e internazionale. Con l'avvento della Repubblica la Ruskaja seppe ancora far valere il potere della sua influenza, ma limitatamente al progetto della “sua” accademia, che gestì fino alla morte, come una sorta di feudo privato, a prezzo di un'esclusione, che divenne via via pressoché totale, dal resto dell'attività coreutica e artistica del Paese.