Rousseau, Jean-Baptiste
poeta francese (Parigi 1671-Bruxelles 1741). Figlio di un calzolaio abbastanza agiato da permettergli di studiare al collegio Louis-le-Grand, fu incoraggiato alla poesia da Boileau. Ma le satire che diresse contro i letterati del tempo, e specialmente i “Moderni”, gli procurarono numerosi nemici e gli preclusero nel 1710 l'entrata all'Académie Française, alla quale si presentava con un modesto bagaglio di liriche, epigrammi, odi (genere in cui fu particolarmente apprezzato) e qualche lavoro teatrale di scarso successo (Le flatteur, 1696, L'adulatore; Le capricieux, 1700, Il capriccioso). Se ne vendicò con epigrammi e libelli velenosi, sicché gli fu attribuita anche la paternità di certi versi ingiuriosi di cui a sua volta egli accusò Saurin, dell'Académie des Sciences. Condannato per calunnia all'esilio, non riuscì mai a ottenere la riabilitazione. Visse gli ultimi venti anni a Bruxelles, facendo a Parigi solo un breve soggiorno in incognito. Scrisse ancora odi sacre e cantate, comprese nell'edizione completa delle sue opere del 1757. Scambiando l'eloquenza di questo erede dei classici per ispirazione, il Settecento lo celebrò come grande poeta.