Roubaud, Jacques
poeta, saggista e matematico francese (Caluire et Cuire-Rhône 1932). Attivo nei gruppi dell'OULIPO e di Alamo, ha denunciato in Ε la crisi della poesia nelle forme metriche tradizionali, proponendone il rinnovamento con il ricorso a forme attinte ora al tanka giapponese (Mono no aware, 1970), ora all'anamorfosi di passi di autori come Apollinaire, Cendrars, Tzara e Breton (di cui si servirà per scrivere la propria biografia, Autobiographie, chapitre dix, 1977), ora alla ricreazione di leggende famose (Graal Théâtre, 1977; Le Roi Arthur, 1983, in collaborazione con F. Delay), fino a giungere a un nuovo concetto di poesia totale, espressione dell'intero scibile, in L'image même (1988) e La vieillesse d'Alexandre (1988). Le sue idee sulla struttura e il componimento di un libro sono state esposte in Trente et un au cube (1973) e con Quelques chose noir (1986) riattualizza la forma dell'elegia. Segnato da un grave lutto, Roubaud ha intrapreso un'ambiziosa costruzione in cui il diario personale si incrocia con la narrazione vera e propria, dando vita a Le grand incendie de Londres (1989) e La boucle (1993). Ha continuato un'intensa produzione con i romanzi L’exil d’Hortense (1990), La belle Hortense (1990), L’enlévement d’Hortense (1991) che narrano le avventure di Ortensia di Poldavia; Echanges de la lumière (1990); Les animaux de personne (1991); L’abominable tisonnier de John McTaggart, Ellis McTaggart (1997); La ballade et le chant royal (1998); La forme d'une ville change plus vite, hélas, que le coeur des humains (1999). Ha scritto anche dei saggi: R. Queneau et la fête foraine (1992) e La fleur inverse. L’art des troubadours (1994).