Roosevelt, Theodore
presidente degli Stati Uniti (New York 1858-Sagamore Hill, New York, 1919). Discendente da un'aristocratica e prospera famiglia di origine olandese, debuttò nella vita politica nel 1881, riuscendo a essere eletto all'Assemblea dello Stato di New York, ove sedette per tre anni. Si schierò con gli elementi moderati e progressisti del suo partito (repubblicano), conquistandosi la reputazione di uomo onesto, energico avversario della corruzione che dilagava nella vita politica dello Stato. Membro della Convenzione del 1884, si oppose invano alla candidatura di Blain e alla presidenza. Dopo tale insuccesso si ritirò per due anni dalla vita pubblica. Vi tornò nel 1886, quando si presentò alle elezioni comunali di New York, ma fu seccamente sconfitto. Fu nominato invece nel 1889 commissario nazionale per il servizio civile, dove riprese la lotta alla corruzione, consolidando la sua immagine di uomo integerrimo; sul piano pratico tuttavia ottenne poco, cosicché scoraggiato si dimise. Nel 1895 fu nominato presidente della polizia di New York; anche in questa veste la sua crociata contro la corruzione dette scarsi frutti, ma la sua fama di incorruttibile difensore del buon governo era divenuta universale e indiscussa, tanto che, nonostante l'avversione dei notabili del suo partito, fu nominato segretario aggiunto alla Marina nel gabinetto McKinley (1897-98). In questa veste preparò scrupolosamente la marina americana alla guerra contro la Spagna ormai imminente. Scoppiato il conflitto, vi partecipò organizzando e comandando a Cuba un corpo di volontari, il che gli procurò fama di eroe. Ottenne così facilmente la candidatura per il governatorato di New York, al quale fu eletto di misura (1898-1900). Nel 1900 venne scelto per la vicepresidenza in coppia con McKinley, cosicché, quando questi venne assassinato (1901), assunse la presidenza, alla quale fu facilmente rieletto nel 1904. Nei sette anni in cui rimase alla Casa Bianca fu un presidente popolarissimo. Incoraggiò le riforme interne, combatté lo strapotere dei trusts (Sherman Act), si batté per la conservazione delle risorse nazionali. In politica estera abbandonò l'isolazionismo, intervenendo alla Conferenza di Algesiras, 1906, e dell'Aia, 1907; mediando la pace tra Russia e Giappone, 1905 (per cui ebbe nel 1906 il premio Nobel per la pace), affermando dovunque se ne presentasse l'occasione la presenza americana. Decisiva fu la sua partecipazione alla rivolta secessionista di Panamà (1903) in funzione della creazione del Canale di cui gli USA si assicurarono il controllo; così come non esitò a intervenire negli affari interni della Repubblica Dominicana (1905) e di Cuba (1906) in nome del “corollario” da lui stesso apposto alla dottrina di Monroe, secondo il quale gli Stati Uniti si rendevano garanti dell'ordine nell'America Latina. Dopo aver egli stesso indicato in Taft il proprio successore, convinto poi che questi avesse abbandonato la causa progressista, cominciò a osteggiarlo sollecitando dal partito una nuova candidatura per le elezioni presidenziali del 1912. Non avendola ottenuta, fondò con un gruppo di repubblicani progressisti il Partito progressista, dal quale fu presentato come terzo candidato alla presidenza, ma fu battuto. Quattro anni più tardi cercò nuovamente di farsi conferire la candidatura repubblicana, ma invano. Si dedicò allora alla preparazione dell'entrata degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale, alla quale avrebbe voluto partecipare attivamente, ma il presidente Wilson non glielo permise.