Taft, William Howard

presidente degli Stati Uniti (Cincinnati 1857-Washington 1930). Studiò legge a Yale e praticò l'avvocatura. Repubblicano, dopo aver ricoperto cariche locali ed essere stato giudice alla Corte Suprema dell'Ohio dal 1890 al 1892 fu Solicitor general col presidente B. Harrison, affermandosi così sul piano nazionale. Nel 1900 fu nominato presidente della Commissione per le Filippine e l'anno successivo governatore di quelle isole, dove restò fino al 1904, rifiutando un incarico alla Corte Suprema degli USA. Nel 1904 il neoeletto presidente T. Roosevelt lo scelse come segretario alla guerra nel proprio gabinetto e quattro anni dopo lo propose egli stesso come candidato alla Casa Bianca. Eletto presidente, la sua amministrazione fu molto criticata, nonostante alcuni indiscutibili successi, perché il suo conservatorismo troppo spinto urtava contro le tendenze progressiste e riformiste prevalenti nella nazione. Per lo stesso motivo ruppe con Roosevelt che, nelle elezioni del 1912, abbandonò il Partito repubblicano per unirsi ai Democratici, garantendo la vittoria elettorale di T. W. Wilson. Perduta la Casa Bianca, Taft si ritirò dalla vita politica e passò a insegnare a Yale dal 1913 al 1921, essendo anche, nel 1918-19, copresidente del National War Labor Board. Nel 1921 realizzò l'aspirazione della sua vita, ottenendo la carica di chief justice (presidente) della Corte Suprema degli Stati Uniti, che mantenne fino alla morte. Politico mediocre, fu meglio considerato come giurista.

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