Ricordanze della mia vita
opera autobiografica di Luigi Settembrini scritta nel 1875 e pubblicata postuma nel 1879 da F. De Sanctis che, nella prefazione, interpretò la figura dell'autore come quella di un galantuomo, fervido patriota, e la sua opera come il documento di una bonarietà e semplicità eccezionali. Ma, nel racconto delle “quarantottate” e della prigionia nel carcere di Santo Stefano (1849-59), steso con stile dimesso e popolare, Settembrini è molto più letterato di quanto non appaia a prima vista: suo modello è la Vita alfieriana, filtrata attraverso il romanticismo. Sotto il profilo politico, l'opera è l'espressione della delusione post-quarantottesca, come dimostrano il ridimensionamento dell'esperienza rivoluzionaria giovanile e il giudizio “moderato” sul settarismo come fenomeno storicamente superato. Testo di edificazione patriottica, che ebbe vasta fortuna e determinò l'esaltazione oleografica del patriota Settembrini, le Ricordanze della mia vita sono oggi considerate dalla critica come un'opera minore.