Regeni, Giulio
Dottorando e ricercatore italiano (Trieste, 1988 - Il Cairo, 2016). Ancora minorenne si trasferisce nel New Mexico per studiare allo Armand Hammer United World College of the American West e in seguito nel Regno Unito. È per due volte vincitore del premio Europa e Giovani, per le sue ricerche sul Medio Oriente. In seguito lavora per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale e svolge ricerche per la società privata di analisi politiche Oxford Analytica. All’inizio del 2016, impegnato in un dottorato di ricerca per il Girton College di Cambridge, si trova a Il Cairo per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani, tema di cui si era già occupato in alcuni articoli denunciandone la difficile situazione dopo la rivoluzione del 2011. Il 25 gennaio scompare senza lasciare traccia e il 3 febbraio il suo corpo, nudo e mutilato (con evidenti segni di tortura), viene ritrovato senza vita in un fosso lungo la strada Cairo-Alessandria. Subito dopo il ritrovamento il generale egiziano Khaled Shalabi dichiara trattarsi di un semplice incidente stradale smentendo segni di tortura o di lame sul corpo del giovane ricercatore. In seguito, la polizia egiziana cambia più volte versione ipotizzando un omicidio passionale legato all’ambiente omosessuale oppure allo spaccio di stupefacenti. Nonostante la garanzia di piena collaborazione da parte del governo egiziano, gli inquirenti italiani hanno potuto interrogare pochi testimoni per alcuni minuti, dopo che gli stessi erano già stati interrogati per ore dalla polizia egiziana; le riprese video della stazione della metropolitana dove Regeni è stato visto per l'ultima volta sono state cancellate; sono stati negati i tabulati telefonici del quartiere dove viveva e della zona in cui fu ritrovato il corpo. Nel marzo 2016 la polizia egiziana uccide in una sparatoria quattro membri di una banda specializzata nel sequestro di occidentali; in quell’occasione viene ritrovata una borsa con i documenti di Regeni. Nel settembre 2016 le autorità egiziane hanno ammesso per la prima volta che il ricercatore era sottoposto a indagini e sorveglianza. Ad oggi rimangono ancora oscure le cause dell’omicidio di Regeni e sui servizi segreti e sul governo egiziano permangono dubbi circa il ruolo avuto nel sequestro e nell’uccisione del ricercatore; nemmeno le campagne internazionali “Verità per Giulio Regeni” promosse da Amnesty International e le pressioni della comunità internazionale hanno portato le autorità egiziane ad avviare una seria collaborazione con gli investigatori italiani per la risoluzione del caso.