Priscilliano
(latino Priscilliānus), eresiarca (m. Treviri 385). Fu il principale animatore di un movimento eretico diffuso in Spagna a cominciare dal 375, che si caratterizzava principalmente per la formazione di numerose conventicole svincolate dall'istituzione ecclesiastica, la rivalutazione del momento pneumatico-profetico nella vita comunitaria, la lettura di scritti apocrifi e l'atteggiamento rigoristico e ascetico. In particolare, Priscilliano negava la Trinità, considerava Cristo, gli angeli e l'anima come emanazioni gnostiche, attribuiva al demonio la formazione dei corpi, considerava libera l'unione tra uomo e donna e quindi superfluo il matrimonio. In parte sostenuto e in parte violentemente osteggiato dall'episcopato spagnolo (egli stesso fu nominato vescovo di Ávila), Priscilliano venne infine condannato a morte dall'imperatore Massimo con alcuni suoi compagni: si tratta della prima condanna a morte per eresia. L'atteggiamento spesso positivo dei vescovi spagnoli verso il priscillianesimo consentì comunque all'eresia di prosperare nel sec. V e di sopravvivere poi sino al Concilio di Braga (563) che la condannò drasticamente. Nel 1886 sono stati rinvenuti 11 trattati di Priscilliano che, tra l'altro, hanno dimostrato infondata l'accusa di adesione al manicheismo.