Pratolini, Vasco
Indicescrittore italiano (Firenze 1913-Roma 1991). Autodidatta, esercitò per necessità vari mestieri. Si compiva intanto la sua maturazione ideologica e politica, che dall'irrequieta presenza nel cosiddetto “fascismo di sinistra” lo porterà all'adesione al marxismo e alla partecipazione alla Resistenza. Redattore, insieme ad Alfonso Gatto, della rivista Campo di Marte (1938-39), si adeguò al clima dell'ermetismo, con il quale tuttavia non si identificò. Esordì con opere intonate a un lirismo crepuscolare con venature populiste (Il tappeto verde, 1941; Via de' Magazzini, 1942; Le amiche, 1943). Il momento più felice del populismo di Pratolini è segnato da Quartiere (1945), dove si delinea il mito di un mondo proletario sano e integro, arroccato nel “quartiere” come in un luogo privilegiato, lontano dalle violenze della storia. Come un congedo dall'adolescenza è la Cronaca familiare (scritta nel 1945 e pubblicata nel 1947, portata sullo schermo nel 1962 da V. Zurlini), dove l'intimismo elegiaco del colloquio con il fratello morto non significa un ritorno alla prosa di memoria dei primi libri, ma una matura presa di coscienza della realtà della sofferenza e del dolore. Una ripresa dell'epica popolana del “quartiere” è costituita dalle Cronache di poveri amanti (1947, versione cinematografica di C. Lizzani, 1954), dove però troppo vistose sono le concessioni al folclore e troppo schematica è la contrapposizione tra il bene e il male. A Maciste, eroe positivo delle Cronache, si oppone manicheisticamente il protagonista di Un eroe del nostro tempo (1949), che impersona l'essenza dell'eroe negativo; e la tematica del “quartiere” scade sul piano dell'apologo moralistico e vernacolare nelle Ragazze di San Frediano (1952, ripreso per il cinema ancora da Zurlini, 1955). Una svolta è segnata dal Metello (1955, riduzione cinematografica di M. Bolognini, 1970), prima opera del ciclo Una storia italiana, con cui Pratolini aspirava a passare dalla dimensione della “cronaca” a quella della storia: salutato al suo apparire come il romanzo che segnava la “fine del neorealismo e l'inizio del realismo” (Salinari), Metello suscitò appassionate discussioni. Nel secondo romanzo della trilogia, Lo scialo (1960), la positività dell'eroe popolare è rovesciata nella negatività della borghesia fiorentina e del suo disfacimento morale all'inizio del fascismo: ma alle ambizioni stilistiche (come il largo uso del monologo interiore) non corrisponde il risultato artistico. Nell'ultimo romanzo, infine, Allegoria e derisione (1966), le componenti realistiche della narrativa di Pratolini si dissolvono nell'ambizione di tentare la prova dell'antiromanzo. Molto più persuasivamente Pratolini era già tornato, con La costanza della ragione (1963, portato sullo schermo da P. Festa Campanile nel 1965), al mondo del Quartiere, congiungendo felicemente la vicenda ideologica e quella sentimentale e confermandosi poeta dell'adolescenza e della simpatia umana. Pratolini è stato anche sceneggiatore cinematografico e autore di testi teatrali, come La domenica della povera gente (1952) e Lungo viaggio di Natale (1954). Ha pubblicato anche raccolte di poesie, La città ha i miei trent'anni (1967) e Calendario del '67 (1975). Del 1985 è Il mannello di Natascia e altre cronache di versi e prosa. Nel 1992 sono apparse postume le Cronache dal Giro d’Italia (maggio-giugno 1947).
Bibliografia
A. Asor Rosa, Vasco Pratolini, Roma, 1958; C. Salinari, La questione del realismo, Firenze, 1960; F. Longobardi, Vasco Pratolini, Milano, 1963; G. Bárberi Squarotti, La narrativa italiana del dopoguerra, Bologna, 1965; C. Marabini, Gli anni Sessanta, narrativa e storia, Milano, 1969; G. Bertoncini, Vasco Pratolini, Roma, 1977.