Placozòi
sm. pl. [sec. XX; dal greco pláx plakós, lastra, piastra1+-zoo]. Phylum (Placozoa) istituito di recente per classificare un organismo noto fin dalla seconda metà del sec. XIX, ritenuto inizialmente una forma larvale di incerta attribuzione, poi assimilato a un polipo di Celenterati molto trasformato e solo nel 1971 riconosciuto come forma adulta e collocata in un phylum separato. I Placozoi presentano un corpo appiattito non più grande di mezzo millimetro nel quale, fra due strati di cellule flagellate, giace uno strato di cellule di riempimento simile a mesenchima. Strisciano sul substrato per mezzo dei flagelli e inglobano particelle di cibo come le amebe. Si riproducono asessualmente per scissione e per gemmazione ma producono anche uova da cellule dell'epitelio ventrale; sono stati osservati anche spermatociti non flagellati; non si conosce nulla della fecondazione e dello sviluppo embrionale. Sono noti solamente due generi, ciascuno rappresentato da una specie: Trichoplax adhaerens e Teptoplax reptans. Per la loro estrema semplicità, i Placozoi rappresentano, insieme ai Poriferi, un livello di organizzazione molto primitivo dei Metazoi.