Narendra Modi
Politico indiano (Vadnagar, 1950). Ricopre a partire dal 2014 la carica di Primo ministro dell’India. Proveniente da una famiglia di origini assai modeste appartenente alla casta ganchi – il padre era un venditore di tè -, si laurea in Scienze politiche all’università di Delhi completando il dottorato presso l’università di Gujarat. Fin da giovane aderisce al movimento paramilitare di estrema destra hindu Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS) per poi entrare a far parte nel 1985 del partito Bharatiya Janata Party (BJP) di cui diviene segretario generale dieci anni dopo. Eletto a più riprese governatore dello Stato del Gujarat, rimane in carica fino al 2014, anno in cui la vittoria della coalizione di centro-destra sul Partito del Congresso gli apre la strada all’incarico di Primo ministro del Paese.
Figura assai popolare ma anche molto discussa per le sue posizioni estremiste e radicali, soprattutto nei confronti delle minoranze musulmane, ha basato il suo successo su una politica demagogica che mira a far leva sulle componenti più emotive dell’elettorato. Nonostante la sua politica economica di impronta liberista abbia portato al taglio di importanti spese sociali nell’ambito della sanità e nel sostegno alle classi meno abbienti, alla limitazione dei diritti sindacali, a maggiori agevolazioni alle aziende, oltre che all'arretramento dell’India dal 140° al 177° posto nell'Environmental Performance Index (Indice di sostenibilità ambientale), Modi si è riconfermato Primo ministro alle elezioni del 2019 conquistando 341 seggi e una maggioranza assoluta nella Camera bassa. Sul piano della politica estera, ha rafforzato i rapporti con gli Stati Uniti di Trump oltre ad allargare l’influenza dell’India nell’Asia orientale e nel Sud-est asiatico.