Moviménto Modèrno
il complesso di fenomeni caratterizzanti la cultura architettonica europea tra le due guerre mondiali, nel momento cioè in cui si affermò non solo un totale rinnovamento della progettazione architettonica, ma anche un nuovo concetto della figura stessa e dell'operatività dell'architetto. Le radici del Movimento Moderno sono assai lontane, in quanto strettamente legate alle profonde trasformazioni della struttura economica e sociale dei Paesi europei provocate dalla rivoluzione industriale: l'affermarsi della produzione di nuovi materiali per l'edilizia, lo sviluppo dell'urbanesimo, la necessità di una nuova tipologia di edifici pubblici e privati, in risposta alla richiesta dei ceti borghesi in rapida ascesa, portarono con sé una serie di fatti anticipatori delle conquiste del Movimento Moderno. Tra essi si possono ricordare, fin dagli ultimi decenni del sec. XVIII, gli sviluppi dell'ingegneria in ferro (dai ponti sospesi, ai mercati coperti, alle stazioni) e dalla metà dell'Ottocento le grandi esposizioni internazionali, insieme campo di sperimentazione dei nuovi materiali (basti ricordare il Palazzo di Cristallo di J. Paxton, realizzato in ferro e vetro per l'esposizione di Londra del 1851, o la celebre torre di G. Eiffel per quella di Parigi del 1889) e spettacolare espressione celebrativa del potere economico. Lo sviluppo della tecnica ingegneristica provocò una profonda modificazione della figura professionale dell'architetto, evidente nella totale decadenza delle accademie e nel sorgere delle “scuole politecniche”. Ma la vera preistoria del Movimento Moderno si colloca nel momento in cui fu affrontato con coscienza teorica il problema del rapporto arte-industria, dalle prefigurazioni di W. Morris al tentativo di intervento sulla produzione delle Arts and Crafts agli sviluppi più complessi dell'Art Nouveau, significativamente partiti dai Paesi a più forte industrializzazione, come il Belgio (con gli apporti fondamentali di V. Horta e H. van de Velde) e la Francia. Dai punti più avanzati dell'Art Nouveau originarono fenomeni decisivi per gli sviluppi del Movimento Moderno: lo sperimentalismo di A. Perret sul cemento armato; la nascita di un nuovo concetto di urbanistica nell'opera di T. Garnier (che nella “città industriale” al criterio dell'allineamento sostituì quello della zonizzazione, cioè del coordinamento di “zone” di lavoro, di abitazione, ecc., distinte tra loro); l'apporto autonomo della scuola di Chicago negli Stati Uniti, momento in cui la nuova tecnologia venne per la prima volta applicata all'intero campo dell'edilizia; la posizione protorazionalista di A. Loos in Austria, l'attività di P. Behrens e del Deutscher Werkbund in Germania. E fu proprio nella Germania postbellica che, sulla base delle conquiste apportate dall'azione delle avanguardie artistiche del primo Novecento (la liquidazione delle remore accademiche, la rottura polemica con la tradizione storica, lo sperimentalismo innovatore), il Movimento Moderno trovò il suo primo momento qualificante nella fondazione a Weimar (1919), da parte di W. Gropius, della scuola del Bauhaus: assunto come fondamentale il problema della produzione industriale, sulla base della pionieristica fiducia nelle possibilità dell'architetto di incidere positivamente sullo sviluppo della società, nel Bauhaus vennero affrontati i grandi temi della progettazione integrale – dall'oggetto alla città –, della generalizzazione dell'esperienza progettuale attraverso la standardizzazione, del problema dell'abitazione come fatto sociale, dell'intervento sulla città come organismo complessivo e totalizzante delle attività umane. L'attività pratica e l'elaborazione teorica di architetti come Gropius, Mies van der Rohe, Le Corbusier costituirono il momento più alto e più ricco di potenzialità innovative del Movimento Moderno, che, sulla base del proprio dichiarato internazionalismo e dell'entusiastica e mitica proposta di “progettare la vita”, si espanse rapidamente in tutta Europa, in Unione Sovietica, negli Stati Uniti, dove, per ragioni storiche seguite alla diaspora degli intellettuali europei provocata dall'affermazione del nazismo e dalla seconda guerra mondiale, il Movimento Moderno venne esprimendo con maggiore chiarezza i propri esiti e la successiva involuzione degli ideali originari. Gli sviluppi postbellici del capitalismo americano, infatti, come successivamente quelli europei, portarono allo stravolgimento di uno dei principi guida del razionalismo, cioè la volontà di superare e anche negare ogni accademico concetto di “stile”, degradando le conquiste del Movimento Moderno nell'ambito di una qualificazione stilistica, il cosiddetto Stile Internazionale, che risulta sintomatica espressione dell'espansione capitalistica mondiale. "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 9 pp 395-396" "Per approfondire Vedi Gedea Arte vol. 9 pp 395-396"