Montherlant, Henry Millon de-

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scrittore francese (Neuilly-sur-Seine, Parigi, 1896-1972). Di famiglia aristocratica, studiò nel collegio Sainte-Croix di Neuilly, dove il suo spirito agonistico e il crescente egotismo trovarono sfogo in un'intensa attività sportiva: alle sue esperienze di collegio Montherlant dedicò il suo primo libro, La relève du matin (1920; La sveglia mattutina). Nel 1916 partì per la guerra, dove fu ferito gravemente. La vicenda gli ispirò il romanzo Le songe (1922; Il sogno), di evidente origine autobiografica, il cui protagonista assume la guerra come un'esperienza che la violenza, il rischio e la presenza della morte rendono al tempo stesso stimolante e purificatrice: elevazione spirituale e sfogo degli istinti, dedizione a un ideale e consapevolezza dell'inutilità oggettiva sono compresi in un'alternanza di cui Montherlant si fa teorizzatore e che gli ispirò anni dopo, all'avvicinarsi della seconda guerra mondiale, la raccolta di saggi Service inutile (1935; Servizio inutile). Il mito del coraggio e della virilità, il culto dell'io, la rivendicazione alla disponibilità – derivate dalla lettura di Nietzsche, Barrès e Gide – si accompagnano in Montherlant a una ricerca appassionata e spesso impietosa di sincerità. Dopo il 1925 soggiornò in Spagna, dove la tauromachia praticata fin dall'adolescenza gli ispirò uno dei suoi più noti romanzi, Les bestiaires (1926; I bestiari); quindi in Africa, dove gli eccessi del colonialismo francese gli ispirarono il romanzo La rose de sable (La rosa di sabbia; che, per lealtà verso il proprio Paese, Montherlant pubblicò soltanto nel 1968), poi, nel 1954, Histoire d'amour de la rose de sable (Storia d'amore della rosa di sabbia). Col romanzo Les célibataires (1934; Gli scapoli) Montherlant sembrò volersi liberare dalla pesante eredità decadente; seguì la tetralogia Les jeunes filles (1936-39; trad. it. Le ragazze da marito; 2000), sulla demistificazione dell'amore-sentimento. Dopo la seconda guerra mondiale si dedicò soprattutto al teatro, affrontando – in una scrittura assai personale nella quale convergono sia il sapore dei classici sia il senso dell'attuale – i temi consueti del disprezzo per la mediocrità e del culto della grandezza. Non credente, attinse alla vena cristiana la materia di alcuni grandi drammi storici: Le maître de Santiago (1947; Il maestro di Santiago), Port-Royal (1954), Le cardinal d'Espagne (1960; Il cardinale spagnolo). Accanto a questi, ne scrisse altri di argomento profano: La reine morte (1942; La regina morta), Malatesta (1947), Don Juan (1958), La guerre civile (1965; La guerra civile). Negli ultimi anni tornò al romanzo con Le chaos et la nuit (1963) e l'autobiografico Les garçons (1969; I ragazzi), due opere dalla struttura barocca che si collocano tra le più compiute realizzazioni del romanzo classico.

M. Mohort, Montherlant, homme libre, Parigi, 1943; P. Sipriot, Montherlant par lui-même, Parigi, 1953; J. de Beer, Montherlant, Parigi, 1963; A. Merati, Storia architettonica del Duomo di Monza, Monza, 1962; idem, Il Tesoro del Duomo di Monza, Monza, 1963; D. Fossati, Vecchia Monza, Monza, 1964; P. de Saint-Robert, Montherlant le séparé, Parigi, 1968; J. Robichez, Le théâtre de Montherlant, Parigi, 1973; C. Vinti, Il ventaglio del samurai. Montherlant e l'ideologia della guerra, Napoli, 1985; P. Duroisin, Montherlant et l'antiquité Parigi, 1987; J.-P. Krémer, Le désir dans l'œuvre de Montherlant, Parigi, 1987; R. Conti, R. Cassinelli (a cura di), La cappella di Teodolinda, Milano, 1992.

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