Monarchia

trattato di filosofia politica, in lingua latina, di Dante Alighieri. Discordi sono le opinioni degli studiosi sulla data di composizione dell'opera, collocata da alcuni negli anni 1312-13, cioè nel periodo di più accese polemiche in seguito alla discesa in Italia di Enrico VII, e da altri negli ultimi anni della vita di Dante. Un tono severamente dottrinale e una compatta struttura caratterizzano l'opera, che, divisa in tre libri, si propone di rispondere a tre fondamentali quesiti: se la Monarchia universale sia necessaria al benessere del mondo; se a giusta ragione il popolo romano se ne sia attribuito l'ufficio; se l'autorità dell'imperatore derivi direttamente da Dio o dipenda invece dal papa, suo vicario in Terra. La necessità dell'impero è fondata soprattutto sulla esigenza di una pace universale, che consenta all'umanità la piena attuazione di tutta la conoscenza umana possibile. Il diritto dell'attribuzione dell'autorità imperiale al popolo romano deriva dalla funzione provvidenziale dell'impero romano, che unificò e pacificò il mondo per prepararlo alla venuta di Cristo. La indipendenza dell'autorità imperiale da quella papale è infine dimostrata nel terzo libro (il più importante del trattato) sia mediante la confutazione degli argomenti dei decretalisti e dei giuristi della curia, sia mediante l'elaborazione di una nuova teoria. Riguardo all'allegoria del sole e della luna, usata dalla tradizione ecclesiastica per dimostrare l'inferiorità dell'autorità imperiale rispetto a quella spirituale, Dante sostiene che, come la luna non deriva dal sole l'essere né la virtù sua propria, così l'autorità dell'imperatore non deriva da quella del papa. Riguardo alla donazione di Costantino, Dante ne nega la legittimità perché la Chiesa, secondo il precetto evangelico, non può accettare né regni né ricchezze. Anche la translatio imperii, per cui Carlo Magno ricevette dal papa Adriano I il titolo di imperatore, non ha valore perché quell'incoronazione fu il frutto di un'usurpazione. Secondo Dante, i due poteri, spirituale e temporale, derivano direttamente da Dio, ma diversa è la loro sfera d'azione: la Chiesa ha come fine il raggiungimento della felicità celeste, l'impero, invece, il raggiungimento della felicità in questa vita. L'imperatore deve tuttavia prestare al pontefice reverenziale rispetto, quale un figlio deve al padre. Grandiosa ma utopica costruzione concettuale, la Monarchia è pervasa dalla stessa tensione visionaria e profetica che sorregge anche la poesia della Divina Commedia.

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