Masài o Massài

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popolazione africana un tempo stanziata in piccoli gruppi fra il lago Vittoria e la costa dell'Oceano Indiano, oggi distribuiti nell'area stepposa fra il Ruvu e l'Eyasi (Tanzania) e il Magadi e il Kilimangiaro (Kenya). I Masai sono pastori, un tempo nomadi, di stirpe niloto-camita raggruppati in tribù o federazioni di clan (Arusha, Samburu, Kwavi, Ilmaasai, ecc.). Rigidamente organizzati in classi d'età, sono suddivisi in sette clan patrilineari e raggruppati in tipiche compagnie di guerrieri costituite da uomini fino a trent'anni d'età, celibi, viventi in un proprio accampamento vicino al kraal con la propria madre e le sorelle nubili. Nel kraal vivono le persone sposate e trova rifugio il bestiame: le compagnie sono guidate da un capo elettivo, il kraal da un consiglio di anziani; insieme formano un'unità socio-militare nella quale i fanciulli e gli uomini sposati curano il bestiame, le donne assolvono ogni altra attività (anche artigianale e commerciale); i guerrieri un tempo avevano, oltre al compito di proteggere la comunità, quello di effettuare razzie di bestiame, oggi d'impedirle. Assai vaga è la religione: invocazioni sono fatte a Enk-ai, essere supremo creatore, e a sua moglie Ol-apa, la Luna. Tipico l'abbigliamento dei guerrieri: elmo-mantello ricavato dalla pelle di leone, spada, lancia con lunga punta, scudo ellittico decorato. Uomini e donne sposati devono avere, d'obbligo, il capo rasato. Tuttora sono pochi i gruppi che hanno accettato gli usi e costumi moderni; spesso i giovani, dopo aver frequentato nei villaggi la scuola, ritornano nei propri kraal riprendendo il modo di vivere tradizionale.

Bibliografia

G. W. B. Huntingford, The Southern Nilo-Hamites, Londra, 1953; P. H. Gulliver, Social Control in an African Society: A Study of Agricultural Masai of Northern Tanganyika, Londra, 1963.

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