Martin du Gard, Roger
Indicescrittore francese (Neuilly sur Seine 1881-Bellême, Orne, 1958). Compiuti gli studi all'École des Chartes e diplomato archivista paleografo, parve, per l'appartenenza a una famiglia di magistrati e di finanzieri, doversi dedicare a un impiego tranquillo in uffici statali. Volle invece dedicarsi alle lettere e nel 1906 progettò, senza portare a termine, un primo romanzo, Une vie de saint. Si dedicò poi a studi di psichiatria e pubblicò, a sue spese, Devenir! (1908), storia di un fallito. L'opera passò inosservata, come inosservato passò L'une de nous (1910). Il suo primo romanzo di valore, Jean Barois, dialogato con didascalie di interesse scenico, dove si elogia la coscienza laica, base della Francia moderna, uscì nel 1913. Finalmente il mondo delle lettere e del teatro si accorse di lui. Nello stesso anno Copeau gli rappresentò al Vieux Colombier Le testament du Père Leleu, mentre l'amicizia con Gide favoriva la sua partecipazione alla letteratura militante. Combattente della prima guerra mondiale, non appena smobilitato si trasferì a Clermont. Qui si diede accanitamente a preparare il piano per il ciclo Les Thibault, storia di due fratelli, in cui la ricostruzione psicologica diventa l'espressione contraddittoria tra bisogno di rivolta e senso dell'ordine. È questo il suo capolavoro, di cui ha pubblicato i primi sei romanzi (Le cahier gris, Le pénitencier, La belle saison, La consultation, La sorellina, La mort du père) tra il 1922 e il 1929, con un ripensamento di tutto il piano dopo un incidente che gli fece rivedere il quadro storico di fondo. Il ciclo, cui si aggiunse nel 1936 L'été 1914, venne concluso nel 1940 con l'ottavo volume: Épilogue. Les Thibault sono in sintesi la rappresentazione della Francia inconsciamente avviata verso una nuova guerra mondiale fra inquietudini e aspirazioni contrastanti. Lo stesso dualismo dei personaggi, in una ricostruzione psicologica basata su leggi scientifiche care all'autore per studi ed esperienze dirette, diventa il dualismo della società sempre incerta su come procedere, nell'incapacità di tendere a una meta precisa. Testimone del suo tempo, Martin du Gard spesso trascura la creazione artistica per la documentazione storica. Egli si rivela il moralista che lascia parlare le cose stesse e permette al lettore di condurre a fondo un'indagine senza indulgere verso le bellezze ingannevoli dello stile. Le opere che fanno da corollario a Les Thibault confermano il suo valore, ma sono certamente secondarie al capolavoro. Vanno tuttavia ricordate opere di teatro come La gonfle (1924), Le taciturne (1931), Vieille France (1932), scene di vita di provincia, scritti come le Notes sur A. Gide (1951) e il romanzo Les mémoires du colonel de Maumort, iniziato nel 1941 e interrotto dalla morte. Nel 1937 gli venne assegnato il premio Nobel.
Bibliografia
I. Filipowska, Le tragique de l'individu dans les romans de Martin du Gard, Poznań, 1968; C. Savage, Martin du Gard, New York, 1968; R. Roza, Martin du Gard et la banalité retrouvée, Parigi, 1970; M. Gaillard, Le thème de la mort chez Martin du Gard, Parigi, 1971.