Marmontel, Jean-François
scrittore francese (Bort-les-Orgues, Corrèze, 1723-Ablonville, presso Saint-Aubin-sur-Gaillon, Eure, 1799). Iniziò intorno al 1746, sotto gli auspici di Voltaire, una brillante carriera letteraria, misurandosi nella poesia, nella tragedia, con Denis le Tyran (1748), Aristomène (1749) e Cléopatre (1750); nel racconto morale, che egli lesse con successo nei salotti del tempo (Contes moraux, 1761 e 1765); nel romanzo filosofico, con Bélisaire (1767) e Les Incas ou la destruction de l'Empire du Pérou (1777); e infine nella librettistica, come collaboratore di Grétry e di Piccinni. Le idee illuministiche di buonsenso e di tolleranza informano non solo le opere citate, ma anche gli articoli scritti per il Mercure de France, di cui fu per qualche anno direttore, raccolti nella Poétique française e negli Éléments de littérature (1787), insieme con quelli redatti per l'Encyclopédie. In nome di quei principi abbracciò le idee della Rivoluzione, non accettandone però gli eccessi. Dal 1791 visse quasi costantemente a Gaillon, dove scrisse l'opera sua più originale e interessante secondo la critica moderna, le Mémoires d'un père pour servir à l'instruction de ses enfants (20 vol., postumi, 1800-06). Abile, se non originale, divulgatore di idee, fu molto stimato dai grandi del tempo, che gli aprirono le porte dell'Académie nel 1763 e lo nominarono storiografo di Francia nel 1771.