Piccinni, Nicolò
compositore italiano (Bari 1728-Passy, Parigi, 1800). Allievo di F. Durante a Napoli, vi esordì come compositore di opere buffe, conquistando tuttavia fama nazionale solo nel 1760, con una delle creazioni più giustamente celebri del teatro musicale del Settecento, la Cecchina ossia La buona figliola su libretto di C. Goldoni, rappresentata per la prima volta a Roma e rapidamente diffusa nei maggiori centri teatrali italiani. Pur autore di un'enorme produzione anche nel genere serio (Olimpiade, 1768; Didone abbandonata, 1770), non riuscì a eguagliare negli anni successivi la miracolosa perfezione di quel lavoro, che spiegava all'opera comica il vasto campo della commedia sentimentale, avviandola verso una tematica destinata ad avere una grande risonanza sino all'epoca romantica. Trasferitosi nel 1777 in Francia, fu al centro di una violenta querelle che oppose le sue opere a quelle di Ch. W. Gluck; in questo clima arroventato scrisse alcuni dei suoi capolavori, tra i quali spiccano Iphigénie en Tauride (1781), Didon (1783), Pénélope (1785). Dopo un'amara parentesi in patria (dal 1789 al 1798), durante la quale dovette subire quattro anni di soggiorno obbligato perché sospettato di giacobinismo, tornò a Parigi dove fu accolto con grandi onori e nominato (1800) da Napoleone ispettore del Conservatorio. Dotato di una delicatissima vena melodica e di una particolarissima dolcezza sentimentale che mise a frutto soprattutto nelle sue opere comiche, si segnalò nel periodo parigino come uno dei più notevoli compositori neoclassici, sulla linea – intimamente influenzata dalla lezione gluckiana – che conduce a Cherubini e a Spontini.