Manifèsto
movimento politico italiano di comunisti dissidenti dalla linea del PCI Si costituì come gruppo redazionale di una rivista teorica (Il Manifesto) uscita per la prima volta nel giugno del 1969 con lo scopo di dare spazio a un dibattito “autonomo” all'interno del PCI, così da raccogliere gli stimoli delle lotte “spontanee” degli studenti e della classe operaia. Espulso dal PCI nel novembre del 1969, il gruppo, rappresentato in Parlamento da 5 deputati, cercò di svolgere una funzione di raccordo di tutta la “sinistra di classe”, disillusa dal “tatticismo riformista” del PCI. Trasformata nel 1971 la rivista in quotidiano (Il Manifesto), dopo tentativi non riusciti di stabilire un contatto organico con altri movimenti del marxismo extraparlamentare, il Manifesto presentò proprie liste per le elezioni della Camera (1972), invitando invece a votare PCI per il Senato. Il risultato elettorale negativo determinò il confronto e l'avvicinamento con il Partito di Unità Proletaria (PDUP) che raggruppava una parte del disciolto PSIUP (confluito nel PCI). Nel 1974 le due organizzazioni celebrarono i rispettivi congressi di scioglimento con l'intento di dare vita al Partito di Unità Proletaria per il Comunismo. Nel primo Congresso di costituzione (1975) si registrava però una spaccatura verticale tra le due anime del partito che avrebbe pesato non poco sul suo futuro. Nell'occasione la direzione del quotidiano rivendicò e ottenne dal Congresso la sua autonomia dagli organi dirigenti del partito. Nel 1975, in occasione delle elezioni regionali, il PDUP formò con Avanguardia Operaia il cartello elettorale di Democrazia Proletaria, cartello in cui, non senza contrasti, si aggiunse nelle politiche dell'anno successivo il gruppo di Lotta Continua. L'esiguità del risultato (solo 6 deputati eletti) e l'eterogeneità del gruppo parlamentare, sommate ai profondi contrasti mai completamente superati, determinarono nel 1977 una divisione del PDUP nel quale la componente originaria del Manifesto, capeggiata dal segretario L. Magri, insieme alla minoranza di Autonomia operaia mantennero in vita il partito mentre gli altri dettero vita a Democrazia Proletaria (DP). Nelle politiche del 1979 il PDUP si presentò insieme con il Movimento dei lavoratori per il Socialismo ottenendo 6 deputati e nel 1981 le due organizzazioni si fusero mantenendo la denominazione PDUP. Dopo aver presentato candidati nelle liste comuniste alle politiche del 1983 e alle europee del 1984, nello stesso anno il PDUP confluì nel PCI.