Mamiani della Róvere, Terènzio
uomo politico, scrittore e filosofo italiano (Pesaro 1799-Roma 1885). Dopo aver conosciuto a Firenze nel 1826 Leopardi, Niccolini, Tommaseo e Capponi, partecipò attivamente nella città natale ai moti rivoluzionari del 1831 e ricoprì anche cariche di responsabilità nel governo delle Province Unite. Catturato dagli Austriaci, nelle prigioni di Venezia compose l'Inno ai Patriarchi; esiliato a Parigi, divenne uno dei capi degli emigrati politici di tendenza moderata (nel 1839 pubblicò l'opuscolo Nostro parere intorno alle cose italiane), scrisse articoli per numerose riviste e compose alcune poesie (Inni Sacri, Nuove Poesie, Idilli) ispirate al classicismo. Tornato in Italia nel 1847, fu ministro dell'Interno dello Stato pontificio nel gabinetto del cardinale L. Ciacchi (1848), fondatore a Torino della Società per la Confederazione Italiana con Gioberti, ministro degli Esteri nel gabinetto Muzzarelli e deputato alla costituente romana del 1849; contrario alla forma repubblicana, si dimise dopo la proclamazione della Repubblica. Deputato al Parlamento subalpino (1856) e ministro dell'Istruzione con Cavour (1860), fu ministro plenipotenziario ad Atene (1861) e a Berna (1865) e senatore del Regno dal 1864. Docente di filosofia della storia, prima all'Università di Torino (1857-60) e poi a quella di Roma (dal 1871), fondò nel 1870 la rivista La filosofia delle scuole italiane e pubblicò numerosi scritti oscillando tra empirismo e platonismo e approdando a un eclettismo confuso e talvolta anche contraddittorio. Fra le sue opere di filosofia: Del rinnovamento della filosofia antica italiana (1836), Sei lettere al Rosmini (1838), Dell'ontologia e del metodo (1841), Confessioni di un metafisico (1850) e Meditazioni cartesiane (1869).