Malaspina
famiglia marchionale discesa dagli Obertenghi. Ebbe per capostipite il marchese Alberto, che nel 1124 è ricordato per primo col soprannome di Malaspina, ma alcuni la fanno risalire a Oberto Obizzo che, nel sec. X, costruì il primitivo castello di Oramala. Da questo primo nucleo il dominio fu allargato a una vasta zona appenninica tra la Lombardia, la Liguria, la Toscana e l'Emilia, con una rete di castelli e di fortificazioni posti a controllo delle strade. Il figlio Obizzo detto il Grande ampliò i già vasti feudi. Nel 1221 i Malaspina si divisero in due rami e si spartirono i beni: Corrado l'Antico (dello Spino secco) trasferì la sua sede nel castello di Mulazzo, ebbe la Lunigiana e le terre vicine; Obizzino (da cui la linea dello Spino fiorito) invece mantenne l'antico feudo della Val di Staffora e la zona di quel versante. La famiglia, unita nella lotta contro i propri nemici, si imparentò con numerose altre e allargò i propri feudi. I Malaspina divennero assai potenti, godettero di privilegi, dettarono norme di diritto civile e penale (Statuti di Varzi, 1320). Grandi signori, protettori di poeti in una corte assai nota (Morello o Moroello,Guglielmo, nonno e padre di Obizzino, e Franceschino) e valorosi guerrieri, appoggiarono ora i ghibellini ora i guelfi. Morello, marchese di Giovagallo, figlio di Manfredi, a capo dei guelfi toscani difese Firenze contro Enrico VII, il quale fu invece sostenuto da Spinetta detto il Grande. Bernabò fu il fondatore del ramo di Olivola e parteggiò ora per i guelfi ora per i ghibellini. Un altro Bernabò, marchese di Godiasco, fu, all'epoca della Lega Santa (1511), partigiano di Luigi XII, attirandosi l'odio di Massimiliano Sforza, che lo vinse e lo fece squartare vivo sulla piazza di Voghera (1514). A nulla gli era valso aver favorito, due anni prima, la fuga a Giovanni de' Medici (futuro Leone X) prigioniero dei Francesi. A partire dal sec. XV le suddivisioni si moltiplicarono e nacquero le prime discordie domestiche; allora cominciarono le ribellioni dei sudditi, la perdita dei feudi sotto la pressione degli Stati confinanti e il conseguente declino. Il 2 luglio 1797, l'editto napoleonico, che sopprimeva i feudi imperiali e li aggregava alla Repubblica Cisalpina, li spogliò anche degli ultimi loro possedimenti. Sopravvivono ancora alcuni rami della casata.