Mahdī
(arabo, Ben Diretto). Concetto islamico di messia, pervenuto alle dottrine sciite non dal Corano ma dalla tradizione persiana del “salvatore” (Saoshyant). Il Mahdī si configura come un essere superiore capace di portare bontà e giustizia sulla Terra. Il riconoscimento di tale qualifica a personaggi storici portò la concezione dal piano della dottrina escatologica a quello della pratica politica. Tra escatologia e politica è anche il riconoscimento come Mahdī di un figlio di ʽAlī, Muḥammad, nel cui nome, anche dopo la sua morte, operava un grosso partito della Shiʽa. Tale riconoscimento dava attendibilità politica al partito, e tuttavia l'attendibilità si fondava su un mito escatologico del ritorno di Muḥammad, il quale veniva considerato non morto, ma nascosto nel monte Radwa a colloquio con gli angeli e protetto da un leone e un leopardo. Si giunse col tempo alla formazione di sette che si distinguevano per l'attesa del ritorno o della manifestazione di questo o quel Mahdī: fra esse i settimani e i duodecimani, così chiamati per l'identificazione del Mahdī col settimo e col dodicesimo discendente di ʽAlī. Ma per altri di tendenza più moderata (Zaiditi) il Mahdī restò confinato all'escatologia, come un essere che verrà per la prima volta alla fine dei tempi. Al di fuori dell'ambiente sciita, e al di là della funzione che il concetto di Mahdī aveva in quest'ambiente, particolari circostanze storiche portarono vari personaggi del mondo islamizzato a fregiarsi del titolo di Mahdī per risolvere certe situazioni di crisi. Questo fenomeno di messianismo islamico viene chiamato mahdismo.