Madách, Imre
poeta, tragediografo e uomo politico ungherese (Alsósztregova 1823-1864). Discendente del poeta settecentesco Gáspár, studiò filosofia e giurisprudenza a Pest e a vent'anni venne nominato vicecancelliere della provincia di Nógrád. Imprigionato nel 1852 per aver dato asilo al segretario di Kossuth, scontato l'anno di carcere, tornò alla vita politica e nel 1861 fu eletto deputato. La sua produzione comprende ca. 300 poesie, 5 racconti, 4 saggi di estetica, articoli politici, discorsi parlamentari e nove drammi: Commodus, dramma romantico sulla vita dissoluta dell'imperatore romano; Andrea di Napoli, dramma storico sulla tragica sorte del principe dal ramo ungherese della casa angioina (ambedue scritti prima del 1842); Uomo e donna, dramma storico su Ercole e Deianira, ispirato alle Trachinie di Sofocle, 1843; La regina Maria, 1843, rielaborato nel 1855; Non è che uno scherzo, dramma sociale, un quadro pessimistico sulla vita politica nelle province, 1843; Gli ultimi giorni di Csák, dramma storico-patriottico, imperniato sulla sorte di un oligarca, 1843, rielaborato nel 1855; Il civilizzatore, dramma satirico sull'oppressiva burocrazia austriaca, 1859; La tragedia dell'uomo, scritto negli anni 1859-60, pubblicato nel 1862 (con l'indicazione 1861), considerato il suo capolavoro; Mosè (1860-61), tragedia biblica, in cui Mosè è rappresentato come un eroe nazionale che salva il suo popolo dalla schiavitù, è più propriamente una filosofia della storia in forma drammatica.