Kartell
azienda fondata da Giulio Castelli nel 1950 a Milano per la produzione di autoaccessori: il suo primo prodotto è il portasci K101. Ben presto vi affianca una divisione casalinghi e inizia la produzione industrializzata di articoli in polietilene seguendo l'intuizione di portare le materie plastiche nell'ambiente domestico con utensili nuovi: al secchio tondo con coperchio di Gino Colombini (1952) premiato con il Compasso d'oro nel 1955, seguono oggetti che sostituiscono in breve i materiali tradizionali. Il precoce impegno nel campo del porta a prodotti nuovi, dalle forme insolite determinate dalle qualità dei polimeri. Accanto ai casalinghi, nasce nel 1958 la divisione Labware per strumenti da laboratorio. Nel 1959 è istituita la divisione illuminazione, che presenta le prime lampade in raflon e con stampo a iniezione. Gli anni Sessanta del Novecento segnano l'affermazione internazionale dell'azienda. Al polietilene si affiancano il poliestere, il polipropilene, l'ABS e al processo di stampaggio quello a iniezione. Nascono la seggiolina per bambini 4999 di Zanuso e Sapper, la prima sedia interamente in plastica (Compasso d'oro 1964), il portacenere/gettacarte 4610 di Gino Colombini, o gli elementi componibili quadri 4970 di Anna Ferrieri Castelli. La sedia 4867 di J. Colombo è del 1968: dapprima in ABS, poi in nylon e infine in polipropilene. Con la sedia 4584 di G. Aulenti (1974) seguita da tavolino e poltroncina, prende avvio la tecnologia dello stampaggio in poliuretano strutturale. Oltre a numerosi Compassi d'oro, tra cui nel 1979 il primo destinato a un'azienda nel suo complesso, negli anni Sessanta e Settanta Kartell e i suoi prodotti ricevono menzioni nei molteplici eventi internazionali di design, tra i quali le Triennali di Milano, il Bundespreis Gute Form, l'inclusione nelle collezioni permanenti del MoMA. Nel 1972 in occasione della mostra Italy, the new domestic landscape al MoMA, Kartell presenta i suoi prodotti inserendoli in tre ambienti disegnati e allestiti da Zanuso, Aulenti e Sottsass. Gli anni Novanta sono contrassegnati dalla ricerca di nuove interpretazioni dell'oggetto in materiale plastico. L'arricchimento dei contributi di designer internazionali, insieme alla continua ricerca tecnologica, conducono a una nuova immagine della plastica, dotandola di qualità non tradizionali: touch, opacità, differenti colorazioni, forme spigolose e possibilità di abbinamento con altri materiali. Si realizzano prodotti che mirano a sovvertire le consuetudini nell'uso degli oggetti: i tavoli e le cassettiere di Citterio e Loew giocano sulle trasparenze (Compasso d'oro 1995 alla cassettiera Mobil 2000), la libreria Bookworm di Ron Arad si srotola sulla parete, la sedia Miss Trip di P. Starck abbina plastica e legno, La Marie è un unico blocco di policarbonato trasparente. Nel 2000 viene inaugurato il museo aziendale a Noviglio, grazie a un'apposita Fondazione. Un'operazione premiata con il Premio Guggenheim conferito come miglior museo d'impresa. Nella storia dei riconoscimenti conferiti all'azienda, il 2001 è ricordato come l'anno dell'attribuzione del nono Compasso d'Oro al divano Bubble Club disegnato da Philippe Starck.