Jeffers, Robinson
poeta statunitense (Pittsburgh 1887-Carmel, California, 1962). L'avvenimento determinante della sua vita coincide con il ritiro volontario a Carmel, in California, dove visse quasi tutta la sua esistenza. Nel 1924 la raccolta Tamar and Other Poems (Tamara e altre poesie) lo impose alla critica e segnò i termini della sua poetica, basata sul risentimento contro l'umanità che ha trasformato la Terra in un teatro di sanguinosa violenza. Il suo panteismo lo spinge a invocare la purificazione della natura dal bubbone velenoso dell'uomo. Di qui la rivolta contro il progressismo americano e l'atteggiamento fatalistico verso la storia. Sono evidenti in Jeffers gli echi della filosofia di Spengler, specie nel rifiuto della storia e nel concetto di natura autonoma, scissa dalle azioni umane. Roan Stallion (1925; Stallone roano) e Dear Judas (1929; Caro Giuda) segnano una completa involuzione: è giusto che l'uomo produca violenza perché si autoannienta e la Terra può ritornare all'armonia primordiale. La poesia di Jeffers è densa di contraddizioni: da un lato è innegabile una violenza creativa che cattura il lettore, dall'altro il mal riuscito contrappunto di una filosofia squallida e monotona ne ipoteca seriamente la resa. Il suo barocchismo non è privo di fascino, specie nelle poesie più brevi.