Gregòrio di Nissa
santo, padre della Chiesa (ca. 330-ca. 395). Fratello minore di San Basilio, ne subì fortemente l'influsso. Dapprima esercitò la retorica e si sposò; fu poi ordinato prete e contro il suo volere nominato dal fratello, nel 371, vescovo della piccola città di Nissa, in Cappadocia, dove dovette lottare contro gli ariani sostenuti dall'imperatore Valente. Da costoro fu anche deposto, ma tornò alla testa della sua diocesi dopo l'avvento al trono di Teodosio. Grande fu allora la sua opera per diffondere e sostenere l'ortodossia proclamata dal Concilio di Nicea. Poco si conosce degli ultimi anni della sua vita. Dei tre padri cappadoci (Gregorio di Nissa, Basilio e Gregorio di Nazianzo), Gregorio di Nissa è forse il meno dotato come scrittore, rivelando maggiore soggezione alla retorica, ma il più rigoroso come filosofo. Sostenne in vari trattati alcuni dogmi fondamentali, come quello della uguaglianza della natura e della distinzione delle tre persone della Trinità e quello dell'immortalità – ma non eternità – dell'anima umana; un vero e proprio compendio di teologia cristiana sono i suoi Discorsi catechetici. Negli scritti di esegesi biblica, fra cui primeggia l'Apologia sull'Hexahemeron, seguì l'indirizzo allegorico inaugurato da Origene. L'influsso di Origene, oltre che del Fedone di Platone, è evidente anche nel pregevole Dialogo sull'anima e la resurrezione, che s'immagina svolto tra Gregorio di Nissa e la sorella Macrina prossima alla morte; di Macrina, come di Basilio, Gregorio di Nissa scrisse un elogio. Festa il 9 marzo nella Chiesa latina; il 10 gennaio in quella greca.