Genzel, Reinhard
Astrofisico tedesco (Bad Homburg von der Höhe, 1952). Ha dato un contributo fondamentale nel campo dell’astronomia dell’infrarosso e submillimetrica, dell’imaging astronomico ad alta definizione, e dello studio del centro della Via Lattea. Genzel si laurea nel 1975 in Fisica e Astronomia all’Università di Bonn, dove nel 1978 consegue il dottorato. Nello stesso anno discute un PhD in radioastronomia (con una tesi sui maser astrofisici) al Max Planck Institute für extraterrestrische Physik. Tra il 1978 e il 1980 lavora all’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge in Massachussets ed è Research Fellow del Miller Institute tra il 1980 e il 1982. Dal 1981 al 1986 insegna all’Università di Berkeley in California. Nel 1986 entra nel Comitato Scientifico del Max-Planck-Gesellshaft e diviene direttore del Max Planck Institute für extraterrestrische Physik. Dal 1988 ricopre la carica di professore onorario dell'Università Ludwig Maximilian di Monaco di Baviera. Dal 1999 è ordinario all’Università di Berkeley. Genzel si occupa dagli anni Settanta di astronomia dell’infrarosso e, a partire dagli anni Novanta, dà un importante contributo allo sviluppo di una strumentazione più sensibile grazie alla quale è stato possibile compiere indagini sul centro della Via Lattea nella regione del vicino infrarosso. Con questi studi promuove la realizzazione di nuovi dispositivi e di esperimenti per l’imaging astronomico ad alta definizione. Dal 1996 Genzel indaga le orbite stellari e gli oggetti astronomici in prossimità del centro galattico. I lavori in questo campo hanno consentito di mostrare come la previsione teorica espressa nella Teoria della relatività generale di Einstein in riferimento alla formazione ed esistenza dei buchi neri possa verificarsi in natura. Le scoperte di Genzel hanno notevoli ripercussioni sulle ricerche relative ai meccanismi di genesi ed evoluzione delle galassie. Lo studioso tedesco si è occupato anche delle fasi mature dell’evoluzione galattica e delle fornaci stellari della Nebulosa di Orione. Nel 2020 assieme a Roger Penrose e Andrea Ghez è stato insignito del Premio Nobel per la Fisica per la scoperta di un buco nero supermassiccio al centro della nostra galassia.