Forlimpòpoli

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comune in provincia di Forlì-Cesena (8 km da Forlì), 30 m s.m., 24,47 km², 13.260 ab. (forlimpopolesi), patrono: san Rufillo (16 maggio).

Centro nella pianura alla destra del fiume Ronco. Probabilmente fondato nel sec. I a. C. dalla famiglia riminese Popilia, fu citato da Plinio come Forum Popilii. Municipio romano e quindi città notevole dell'Esarcato di Ravenna, venne distrutto dal re longobardo Grimoaldo I (667) e ricostruito da Scarpetta Ordelaffi (1043-45). Comune ghibellino travagliato da lotte di fazione, subì una nuova distruzione a opera del cardinale Albornoz (1361); risorse per volere di Sinibaldo Ordelaffi e seguì poi le sorti di Forlì. Nel 1592 passò alla Chiesa che lo tenne fino al 1859, salvo il breve periodo della dominazione francese (1797-1814).§ La poderosa rocca fu costruita nel sec. XIV su un antico edificio e ristrutturata alla fine del sec. XV da Pino III Ordelaffi; conserva intatta la sua mole a pianta quadrangolare, con quattro torrioni agli angoli e il bastione d'ingresso; ospita il municipio, il Museo Archeologico e il piccolo Teatro Verdi del 1881. La collegiata di San Rufillo, di antichissime origini ma più volte modificata, conserva resti delle antiche strutture: l'interno, a tre navate, custodisce dipinti di L. Longhi e pregevoli opere lignee dei sec. XVII-XVIII. Nella chiesa dei Servi, eretta nel 1510-20 e rifatta nel 1708, si trovano una pala di M. Palmezzano, ricchi altari lignei e un organo secentesco con ante dipinte da L. Modigliani.§ L'economia si basa sull'agricoltura (frutteti, cereali, barbabietole, vigneti, oliveti, foraggi) e sull'industria, che opera nei settori meccanico, alimentare, tessile, delle materie plastiche, delle macchine utensili, degli autoaccessori, dei manufatti in cemento e dell'abbigliamento.§ Vi nacque il gastronomo e letterato Pellegrino Artusi (1820-1911).

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