Ferraròtti, Franco

sociologo italiano (Palazzolo Vercellese 1926 - Roma 2024). Fra i massimi protagonisti della rinnovata sociologia italiana nella seconda metà del Novecento e primo titolare di cattedra accademica nella disciplina. Ha introdotto nel dibattito scientifico nazionale – attraverso un'opera spesso polemica di traduzione, divulgazione e aggiornamento critico – alcuni dei grandi classici del pensiero sociologico (da Th. Veblen alla rilettura critica di M. Weber). A Ferrarotti si devono, ancora negli anni Cinquanta e Sessanta, importanti ricerche sulle trasformazioni del lavoro, il sindacalismo, le comunità. Importanti anche i contributi dati alla sociologia urbana, in particolare relativamente al caso romano e ai fenomeni di nuova emarginazione. In seguito ha concentrato il proprio interesse sulle forme della religiosità e le loro trasformazioni in un'epoca di secolarizzazione. Di rilievo anche la produzione orientata alla proposta di nuove metodologie di ricerca, con il recupero del metodo biografico, degli strumenti qualitativi e il perfezionamento della tecnica delle storie di vita. Editorialista fra i più noti anche al grande pubblico, nel 1951 ha fondato, con N. Abbagnano, i Quaderni di sociologia e nel 1967 La Critica Sociologica. Dal 1958 al 1963 è stato deputato indipendente al Parlamento, in rappresentanza del Movimento di Comunità di Adriano Olivetti, con cui ha collaborato dal 1948. Dal 1957 al 1962 ha diretto la Divisione dei fattori sociali nell'O.E.C.E. (ora OCSE) a Parigi. Visiting Professor in numerose università straniere, nel 1978 è stato nominato Directeur d'Études alla Maison des Sciences de l'Homme a Parigi. Per l'Università La Sapienza di Roma, coordina il dottorato in Teoria e ricerca sociale. Fra le sue opere: La protesta operaia (1955), Il rapporto sociale nell’impresa moderna (1961), Max Weber e il destino della ragione (1965), Trattato di sociologia (1968), Roma da capitale a periferia (1970), Vite di baraccati (1975), Alle radici della violenza (1979), La società come problema e come progetto (1980), Il paradosso del sacro (1983), Una teologia per atei (1984), Homo sentiens (1985), L'Italia in bilico (1990), Roma madre e matrigna (1991), I grattacieli non hanno foglie (1991), Mass media e società di massa (1992), La tentazione dell’oblio: razzismo, antisemitismo e neonazismo (1993), Rock, rap e l’immortalità dell’anima (1996), L’Italia tra storia e memoria (1997). Alla lettura e al suo rapporto, anche strettamente personale, con i libri, Ferrarotti ha dedicato Leggere, leggersi (1998). In La verità? È altrove (1999) ripercorre la storia delle ricerche sull'individuo, riflettendo sul fenomeno della New Age, sulla rivolta contro la programmazione razionale, contro il consumismo materialistico e il formalismo. Del 2000 è L’enigma di Alessandro. Incontri fra culture e progresso civile, dove Ferrarotti, partendo dal modello di Alessandro Magno conquistatore magnanimo che persegue la pacifica convivenza delle culture, propone il recupero di una sorta di “neo-ellenismo” quale radice originaria della vocazione storica europea, all'insegna della disponibilità e dell'apertura verso mondi diversi. Del 2001 è La società e l’utopia, in cui l'analisi del sociale poggia sulle storie di vita, soprattutto sulla riflessione riguardo alla storia personale e sull'autoascolto. Nel 2002 è uscito Lineamenti di storia del pensiero sociologico, in cui Ferrarotti ripercorre le tappe fondamentali della sociologia, nel 2004 Potere e, nel 2005, La televisione.

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