Fargue, Léon-Paul

poeta e scrittore francese (Parigi 1876-1947). Formatosi alla scuola poetica di Mallarmé, fu per temperamento più vicino a Valéry, a Valéry Larbaud e ai fantaisistes, ai quali l'accomunano l'umorismo sentimentale, la fertilità verbale e l'amore per le strade e i caffè di Parigi, di cui fu il grande cronista sia nelle poesie, da Tancrède (1895) e Poèmes (1912) a Banalité (1930), sia nelle prose D'après Paris (1932), Le piéton de Paris (1939), ecc., scritte in un tono familiare e poetico che si ritrova anche nei libri di ricordi: La lanterne magique (1944), Méandres (1946). Un approfondimento della ricerca poetica segna le sue ultime raccolte di versi: Haute solitude (1941) e Dîners de lune (postumo, 1953). Riconosciuto dai surrealisti tra i precursori del movimento, ebbe una parte importante nel rinnovamento artistico dell'epoca (collaborazione alla Nouvelle Revue Française, alla traduzione di Ulisse di Joyce, ecc.).

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