Farès, Nabile

scrittore algerino di lingua francese (Collo, Petite Kabylie, 1940). Dopo aver partecipato alla lotta per la liberazione nazionale, si è laureato in letteratura e antropologia in Francia. In Provenza ha creato il gruppo teatrale “Le théâtre de la Porte d'Aix”, tornando poi ad Algeri per dedicarsi all'insegnamento. Rivelatosi con il romanzo Yaya, pas de chance (1970; Yaya, non c'è fortuna) “autobiografia forsennata”, e con la raccolta poetica Le chant d'Akli (1971), per il suo particolare stile narrativo, evidente in Le passager de l'Occident (1971) e nella trilogia composta da Le champs des oliviers (1972; Il campo degli ulivi), La mémoire de l'absent (1974; La memoria dell'assente) e L'exil et le désarroi (1976; L'esilio e lo smarrimento), Fares può essere considerato un poeta in prosa, che sogna il reale e lo osserva stupefatto, fra speranza e rimpianto, nel disincanto per una rivoluzione tradita e la libertà confiscata. Dopo le liriche di Chants d'histoire et de vie pour des roses de sable (1978), è tornato alla narrativa con La mort de Salah Baye ou la vie obscure d'un Maghrébin (1980), ardente testimonianza del destino di miseria riservato agli immigrati in Francia, tema ripreso in L'Etat perdu (1982), straziante racconto-poema. Del 1994 è Le miroir de Cordove (Lo specchio di Cordova).

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