Esfahān, tappéto di-
lavorazione tipica delle manifatture imperiali di Esfahān, la cui produzione antica, rigogliosa soprattutto nei sec. XVI-XVII, annovera esemplari di altissima qualità. Nei tappeti di Esfahān venivano impiegati fili di seta, d'oro e d'argento: famosa è la serie dei cosiddetti “tappeti polacchi” eseguita durante il regno di ʽAbbās il Grande per le corti europee di Polonia e di Germania (ora al Museo dell'Università di Cracovia). Il maggiore centro di produzione sotto ʽAbbās aveva sede a Gosaqan Qali, a ca. 100 km da Esfahān. Nello stile della decorazione confluivano i caratteri dell'arte safavide della miniatura e della calligrafia, come è dimostrato negli esemplari conservati nei musei italiani e stranieri. Questi caratteri ricorrono anche nella produzione moderna, ripresa nel sec. XX grazie all'impiego di capitali di imprese occidentale, che si rifà per tecnica e schemi decorativi ai modelli del passato. Prevalente nella sua caratteristica tradizionale è il colore rosso-vino del fondo che accoglie, secondo i tipi, la decorazione con medaglione centrale, la composizione architettonica a pilastri per i tappeti da preghiera, raffigurazioni di fiori e di animali per il genere detto “figurale”. L'annodatura (sennèh), alternando lana e seta, varia da un'intensità di 9000 nodi per dm² a 5000 e a 3000.