Dryden, John
Indicepoeta e drammaturgo inglese (Aldwinkle All Saints, Northamptonshire, 1631-Londra 1700). Dopo un esordio con le quartine “metafisiche” delle Heroic Stanzas (1659; Stanze eroiche) in memoria di Cromwell, celebrò nel 1660 la restaurazione di Carlo II con il poema Astraea Redux, seguito da Panegyric on the Restoration (1661; Panegirico sulla Restaurazione). Nel 1663 iniziò con The Wild Gallant (Il galante strambo) l'attività di drammaturgo. Sperimentò con varia fortuna tutti i generi in voga nel suo tempo, dalla commedia (Marriage à la mode, 1672; Matrimonio alla moda) alla tragicommedia, dalla tragedia eroica in versi rimati (di cui fu l'iniziatore e il massimo esponente con The Conquest of Granada, 1670, La conquista di Granada) al dramma in blank verse sul modello elisabettiano, genere al quale appartiene il suo capolavoro teatrale, All for Love (1678; Tutto per amore), rifacimento di Antonio e Cleopatra che sino all'inizio del sec. XIX soppiantò sui palcoscenici inglesi il testo shakespeariano. Ma la sua fama è legata soprattutto a una serie di poemetti dai quali risulta chiara la sua disponibilità a cambiare opinione secondo la convenienza personale. Oltre a quelli già citati dedicati a Carlo II, si ricordano: Annus Mirabilis (1667), in quartine, sulle battaglie del 1665-66 contro gli Olandesi; la satiraAbsalom and Achitophel (1681), che alludeva al tentativo di escludere dalla successione al trono il duca di York a favore del duca di Monmouth; Religio Laici (1682) contro i puritani, smentito pochi anni più tardi da The Hind and the Panter (1687; Il cervo e la pantera), che Dryden scrisse a difesa del cattolicesimo al quale si era convertito dopo l'ascesa al trono di Giacomo II. Messo in disparte dalla rivoluzione del 1688, riprese a scrivere drammi, tra cui King Arthur (1691) musicato da Purcell; tradusse i classici latini e piegò al blank verse Chaucer, Boccaccio e Ovidio in Fables Ancient and Modern (1700; Favole antiche e moderne). Contro il verseggiare inquieto e concettoso di J. Donne e della sua scuola, ai quali diede l'appellativo di “metafisici” e di cui peraltro ricalcò le orme nelle poesie giovanili, Dryden propugnò una poesia ispirata alla serenità e alla maestà dei classici, e caratterizzata dall'immediatezza discorsiva e didascalica, che riflettesse l'ideale di evoluzione armoniosa nell'ordine e nella pace sociale salvaguardati dalla monarchia, da lui difesa nelle satire contro gli “estremisti” puritani eversori dell'ordine costituito. Le sue teorie estetiche sono esposte nell'Essay of Dramatic Poesie (1668; Saggio di poesia drammatica).
John Dryden in un ritratto di J. Maubert (Londra, National Portrait Gallery).
De Agostini Picture Library/C. Bevilacqua
Bibliografia
B. Dobré, John Dryden, Londra, 1956; C. Chinol, La commedia della restaurazione, Napoli, 1958; G. Baldini, Dramma elisabettiano, Milano, 1962; G. Bullough, Mirror of Minds, Londra, 1962; B. King, Dryden's Dramatic Form, Edimburgo, 1969.